Quando sta bene, nel senso della ricchezza, è malvagia: nell’antica Roma a partire dai Giulii e dalla trasformazione in impero, nel Rinascimento, con la Repubblica. Nel Sei-Sette-Ottocento pugnali e veneficii diminuirono grandemente . Nell’Alto e Basso Medio Evo si moriva, ma combattendo, per cause identificabili. Per essere buona (normale) dev’essere povera?
Storicamente vive di fantasmi, per effetto della tradizione retorica:
fantasmi del fascismo,
fantasmi dell’antifascismo,
fantasmi della guerra fredda,
fantasmi della Dc,
fantasmi del comunismo, la famosa Cosa, mai nata. C’è però nella gente un realismo che riduce questo storicismo posticcio a pettegolezzo. Di cui si gode, certo, ma lasciandolo fuori dalla porta.
Ha adescato all’“insabbiamento”, per la forza d’attrazione, molti straneri di qualità fino alla guerra. Poi più niente, con una o due eccezioni, peraltro disamorate, Gore Vidal, Anthony Burgess. È caduto l’interesse, storco, psicologico, culturale, proprio mentre l’Italia diventava moderna: bottegai arricchiti in viaggio per le Maldive si trovano dappertutto.
Ha realizzato ciò che sembrava impossibile, dal punto di vista teorico e pratico, la democrazia economica. Ma alla democrazia politica non riesce nemmeno ad avvicinarsi. C’è un baluardo di privilegi, o di aree di rispetto, e di inefficienza: si vuole non dover fare alcunché. Che dai gruppi tradizionalmente protetti, giudici, funzionari, banchieri, politici, giornalisti, preti, si è allargato al paese intiero. L’Italia è un residuato sovietico di tipo brezneviano. Ognuno prende qualcosa e non dà, non deve dare, in cambio nulla. Tutti però sono superattivi nel privato, in famiglia, fuori orario, il week-end. La Repubblica berlusconiana ne è la personificazione. Persone stimabili nel loro perimetro di attività che diventano inefficienti, anzi incapaci, la disfunzione è fisiologica, in quello pubblico.
È il Caf – il centrosinistra stinto di Andreotti – il peggio, o non è stato il meglio dell’Italia? Il meglio del peggio che è l’Italia, nel senso che ha governato la corruzione. Oggi è la corruzione che governa: giudici, affaristi, “compagni” protetti. Anche il personale non è granché: è mediocre a vista, sudaticcio.
Paese senza verità. Non storica né sociologica (il paese reale è muto, o meglio non ha facoltà di parlare), giudiziaria, letteraria, filosofica, ideologica. Questo non da sempre, dall’Ottocento. Causa, come si pretende, la mancata Rivoluzione? O non perché, al contrario, è l’unico paese che, senza rivoluzionarsi, è stato governato dalla borghesia? Specialmente turpe quella, vastissima e “unitaria”, a Nord e a Sud, della manomorta - grimaldello incontestabile della democrazia economica. L’Italia è vittima dei “gesuiti”, specie dei nemici dei gesuiti. Per questo diffida. E si nasconde: da cui il detto che è difficile capirla, che è invece la sua verità.
lunedì 11 ottobre 2010
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