sabato 2 ottobre 2010

Merda a Napoli anche in tribunale

Si morderà ogni giorno la mani la giudice del Tribunale di Napoli che voleva rifiutare il processo a Moggi a alla Juventus, di fronte alla ridicolaggini che ogni giorno si consumano nel suo processo. Come se la monnezza tracimasse dalle strade nelle auguste sale. È una continua commedia degli “impuniti”, procuratori della Repubblica inclusi, omissivi, bugiardi, che la presidente si ritrova a ogni udienza del suo squallidissimo processo. E il giorno dopo il tutto impastato nel moralismo di giornalisti peggiori dei figuri che si ritrova nella sua aula (i giornali sportivi, compreso lo juventino “Tuttosport”, evitano oggi le parti più succose delle deposizioni di ieri, che si sanno per i blog e le cronache locali: non è un caso). Accusatori che si confessano autori delle peggiori turpitudini mentre si eleggono a giudici. Un po’ come i pentiti di mafia, ma senza rischiare nulla. E testimoni in palese malafede, come è di tutto il mondo del calcio.
Ieri si è ritrovata in aula un Baldini, un manager di calcio cresciuto grazie all’inimicizia con Moggi. Che per questo si professa uomo di qualità. E spiega senza vergogna come abbia montato tutta la vicenda con i due o tre altri nemici di Moggi. Citando trasferimenti al Siena e al Messina, nientemeno, fatti o mancati. Dopo avere conosciuto Auricchio, l’autore della famosa inchiesta contro la Juventus, pubblicata dall’“Espresso” a puntate a suo nome, in cui rifà per ogni partita le cronache del lunedì, anzi i Processi del lunedì. Il quale indagava nel 2003 sulle fidejussioni false, della Roma, di cui il Baldini era il direttore, e cioè su di lui Baldini, e ha chiuso l’indagine senza accuse, pur essendo le fidejussioni accertate false. E l’arbitro Collina, che viene nominato a una Inter-Juventus su richiesta dell’Inter ma, dicono le carte dell’inchiesta, su interesse della Juventus. Un arbitro dichiaratamente antijuventino. Uno che si era pensionato con la Opel sponsor del Milan, senza vergogna, e pretendeva di continuare a arbitrare. Del Milan di cui era consigliere, incaricato degli arbitri, il suo “amico ventennale” Leonardo Meani. Con cui concorda incontri riservati col capo Galliani, registrati ma ritenuti ininfluenti. Il quale, interrogato sul Fiorentina-Juventus 3-3 del 9 aprile 2005, una gara a cinque giornate dallo scudetto in cui non convalidò una gol “entrato” di Cannavaro che tutti avevano visto che era entrato, ancora oggi dice tranquillo: “Ancora oggi quando rivedo le immagini non vedo il pallone entrare”.
Inutile fare cattivi pensieri. Che magari Baldini abbia distratto Auricchio dalle fidejussioni false, in cambio di rivelazioni su Moggi e sulla Juventus. Perché entrambi sono dei gentiluomini. Auricchio è un ufficiale dei Carabinieri. Che anzi in questa occasione si è distinto per la promozione da maggiore a colonnello. Forse per avere rinverdito i processi biscardiani, genere appannato, si sa che la sociologia dei carabinieri viene sempre dopo. Mentre Baldini è il direttore generale della nazionale di calcio inglese, nientemeno: carica dalla quale non si è dimesso dopo il fallimento del Mondiale del Sud Africa, facendo valere il suo contratto fino al 2012, incluso. Così come è al di sopra di ogni sospetto la Procura antimafia di Napoli, i cui titolari, Narducci e Beatrice, il Consiglio superiore della magistratura ha premiato con promozioni: che più mafia della Juventus? E anche: perché fare un processo per condannare Moggi e la Juventus? A Napoli, certo, tutto è possibile.

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