Al quinto giorno Ruby “Rubacuori” cambia le carte in tavola e mette nel mirino il giudice Pietro Forno. Ruby che più che una minorenne sembra una società per azioni: con script-writer, manager, promotori, editori (Mondadori?), addetti all’immagine, p.r. Mentre l’avvocato Ghedini monta il suo team d’investigazioni per conto di Berlusconi.
Volendoci trovare una logica, è tutto un gioco delle parti, o Forno contro Berlusconi. Ma più probabile è la solita comparsata ambrosiana, più stucchevole ormai di una sceneggiata di Merola,"Isso, issa e 'o malamente". Orrenda è poi la claque, i grandi giornali della capitale morale d’Italia.
Di solito, quando Berlusconi viene messo sotto pressione, il fido Confalonieri e la figlie maggiore, gli unici due “operai” del suo gruppo mediatico, intervengono sul “Corriere della sera” per difenderne l’integrità. Questa volta è intervenuto solo Fidel. I figli non hanno molta pazienza coi padri.
Non passa settimana che la Banca d’Italia non trovi un argomento contro lo Ior, la banca del Vaticano. Sul tema turpe del riciclaggio. Il Vaticano lamenta l’accanimento, e del resto nessuno crede al riciclaggio del Vaticano. Resta da sapere perché queste “notizie di reato” si accavallano. Non da parte della magistratura ma della Banca d’Italia. La risposta è che il governatore sente puzza di governo tecnico e aspira alla pole position. Ma governatore è il buon credente Draghi, educato dai gesuiti. Che dobbiamo pensarne? Che Draghi pratica il rovescio del noto “Parigi val bene una messa”, del miscredente Enrico IV di Francia? Che i gesuiti sono diventati antipapisti?
Maria Cassi, che per anni ha recitato incognita al suo Teatro del Sale di Firenze, tra l’altro ottimo ristorante, gestito dal marito Fabio Picchi, patron del celebrato Cibreo, diventa un must per Milano e i suoi giornali dopo che stata scoperta a New York e a Parigi. Provincialismo?
Carlo Vizzini, presidente Pdl della Commissione Affari costituzionali alla Camera, propone un referendum della maggioranza sul lodo Alfano – il referendum minacciato dall’opposizione. Sicuramente infatti lo vincerebbe. E questo ripropone il quesito: perché la sinistra, Napolitano in testa, fa quadrato a difesa di una casta, quella dei giudici, e dei suoi privilegi. Una casta per di più cinica e spesso corrotta. Non per senso dello Stato, fa ridere.
Alemanno concorda col Prefetto che d’ora in avanti si farà a Roma “un solo corteo al giorno”. E ne dà annuncio trionfante.
S’impone giustamente la raccolta differenziata della spazzatura. Roma ha esordito imponendo in Centro la raccolta in sacchetti di vari colori, ognuno dei quali andava lasciato in giorni predeterminati in un luogo comune, in genere non distante, se non nell’androne del proprio palazzo. Poi si è imposto di portare i sacchetti in luoghi di raccolta sempre più lontani. Ogni colore in un posto diverso. Ora s’impone di portarli in luoghi sempre lontani, in luoghi diversi e giorni diversi a seconda del colore, in orari diversi e tassativi. Come se Roma vivesse per la raccolta della spazzatura.
Piero Ostellino lamenta sul “Corriere” il finto giornalismo (scoop) delle ville di Berlusconi. Ma omette di dire che è il suo giornale ad averlo imposto, montando il debole servizio di “Report”.
Alfonso Marra, napoletano, 71 anni, della cui vita in magistratura a Milano tutte le correnti riconoscono “l’assoluta correttezza”, così l’impavido Ferrarella sul “Corriere della sera”, deve lasciare la magistratura perché in sospetto a un altro giudice, il dottor Capaldo, che a Roma si sta preparando la pensione da senatore della sinistra. Giustizia a Milano? E a Roma? Ma finisce sempre così, per i napoletani a Milano.
Marra doveva essere giudicato e condannato dal Csm per aver caldeggiato in un paio di telefonate la sua promozione. Da un Csm soprannominato Consiglio degli Straccivendoli Magistrati, di cui ognuno dei membri ha fatto almeno un centinaio di telefonate per assicurarsi il posto. Non molto onorevole, anzi da boia giudiziario, ma per questo ambito. Giustizia, presidente Napolitano del Csm?
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