Da un lato lo scalcinato Lavitola, e le carte di uno staterello scalcinato. Dall’altro il montezemolo napoletano Woodcock, la Procura di Roma e il Principato di Monaco, una serie di procuratori della Repubblica che ogni giorno riempiono le cronache con indagini su Berlusconi, i giornali “Repubblica”, “La Stampa” e il “Corriere della sera”, Bazoli, i fratelli Elkann, il Montezemolo vero, Carlo De Benedetti, un Ordine e un Sindacato dei giornalisti che non muovono ciglio quando i carabinieri, per la prima volta nella storia della Repubblica, prendono d’assalto un giornale, il “Giornale” di Berlusconi. Non c’è partita. Anche Feltri, che dal “Giornale” aveva tentato la dissidenza, mostra di accettare infine la realtà: c’è un’organizzazione molto strutturata e ramificata che produce dossier, è in grado di produrne e diffonderne anche uno al giorno, grazie alle antenne che ha nei migliori giornali, all’Ansa e nella Rai, probabilmente nello stesso “Giornale”, in grado di “uccidere” (si dice così in inglese, “kill the news”) qualsiasi notizia scomoda.
Non è una novità. Questo sito in pochi anni ha avuto una diecina d’occasioni di denunciare questo malcostume. Ma è un po’ di più che un fatto di costume, a questo punto. Per l’Ordine e la Federazione della stampa è una questione grave di (mancata) deontologia professionale, accettare supinamente che un giornale venga preso d’assalto dai carabinieri, di cui gli iscritti dovrebbero chiedere conto. Per la politica è la certificazione che le carte sono imbrogliate in questa “Seconda Repubblica”: manipolate, alterate, e ora scambiate. Con una serie di fascisti e neo fascisti anche recenti proposti a emblemi e leader della sinistra – Fini che vuole tassare i Bot al 25 per cento non è un’eccezione, anche se è talmente sciocco da imbarazzare i suoi nuovi alleati.
Anche questo fenomeno non è nuovo. Il caso classico si ebbe in Germania nei primi anni Venti, in cui i “Proscritti” del famoso libro di Ernst von Salomon che Giaime Pintor tanto amava, gli ultranazionalisti dei Corpi Liberi, terrorizzavano il paese in combutta con i primi comunisti sovietizzanti. Ma quella destra e quella sinistra unite attendevano la rivoluzione. In questa Seconda Repubblica invece la confusione è un malcostume diffuso e pacchiano, troppo disinvolto. Specie tra i giudici. Di Pietro, per intenderci, Cordova, Woodcock, De Magistris, Boccassini, e quello del pedalino rivoltato che ascese subito in Cassazione, tanti sono di destra, alcuni anche del Msi, che si riciclano a sinistra. Ora, è vero che Fini rinnova i fasti del partito di lotta e di governo, ma è semrpe lui, Fini.
L’occupazione da parte della destra è certo il segno più amaro della crisi della sinistra, aperta dal “muoia Sansone con tutti i filistei” decretato da Occhetto alla caduta del Muro. La sinistra è ora una prateria, senza argini e senza orientamenti, aperta alle scorrerie dei furbi. Di cui i giudici sono la cima dell’iceberg, o la parte manifesta. Il grosso sono gli interessi del “non governo”, o del “governo attraverso la crisi”, killer dalla mani pulite ma micidiali. Anche perché controllano e gestiscono i giornali e, come si vede, i giornalisti.
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