martedì 12 ottobre 2010

Secondi pensieri - (54)

zeulig

Analisi – L’incapacità di analisi, l’insensibilità, rende refrattari, e quindi durissimi: nel fascino come nell’astio, e in carriera, in famiglia, in società. È la ragione il proprio dell’uomo?

Conoscenza – Per intuito si rivela a posteriori più spesso esatta che non, basta un po’ di esercizio. Poi si “riconosce razionalmente (evento) la verità”. Molta parapsicologia è questa forma di conoscenza sensitiva, istintuale, affinata. La conoscenza, logica e psicologica, è ancora agli esordi.

Coscienza – È ciò che fa di un uomo un uomo non perché è o comanda cose elevate, ma perché è la prima forma di percezione, e quindi di linguaggio, di codice.

Cristianesimo – “Non possiamo non dirci cristiani” perché abbiamo la speranza – il segno comune col giudaismo, l’attesa. Siamo progressisti, storicisti in un certo senso. E dotati – i soli – di mentalità scientifica: la ricerca è legata alla speranza.
Se c’è un imperialismo dell’Occidente, esso non è cristiano, non si può legare alla speranza. Che è impegno e perfettibilità ma non necessariamente missione. Neanche nel senso dell’esclusione – come è invece dell’ebraismo, e questa è la grande differenza.

Che sarebbe Cristo senza la chiesa? Un qualsiasi Apollonio di Tiana. La pubblicità è l’anima del commercio. E che i copy-writers siano buoni, Giovanni, Matteo, Luca, Paolo.

Dandysmo – È sofferto. È in ciò la sua diversità dallo snobismo. Il dandysmo si radica nella conoscenza, non nel rifiuto di essa, in una piega-piaga della realtà: “So, ma ritengo, o voglio, che…”.

Debole – Il “pensiero” debole è una novità piena di precedenti. Non elevati: camp in americano, kitsch in tedesco. Camp è affollato, prezioso, un po’ Ariosto e un po’ Marino, con D’Annunzio. Kitsch è scarto, ma va da tempo in positivo, ome sorpresa e trasgressione. È il bello dell’ermeneutica volgare.

Dio - È l’uomo. Imperfetto, ma è l’unico che ci pensa, è in grado di pensarci. E poi, perché Dio dovrebbe essere perfetto (ed è impossibile che qualche uomo lo sia)? Anche lui è un’alterità.

Non ha mai goduto di grande autorità. Adamo e Eva l’hanno disobbedito subito. Per una mela, il più insignificante dei frutti, non è nemmeno dolce. Peggio hanno fatto i loro figli.
È vanesio. E anche un po’ cazzone – come l’amico che sempre ritroviamo, irritabile ma bonaccione. Ha creato il mondo per ghiribizzo, non per bisogno, né per uno scopo. Lasciandogli la libertà più piena fin dall’inizio.
È un solitario, condannato a esserlo – come ne parli, ne parli male. Con un buon equilibrio, a questo punto, ma con qualche problema di suscettibilità, e quindi di giudizio.

Filosofia – Abbandonando la natura si è velocemente, perfino voluttuosamente, infognata nei paralogismi: la filosofia è poesia, no, è narrazione, o l’assenza, l'astrazione, Edipo…. Divagazioni sostitutive (consolatorie, terapeutiche) innalzate a logica.
I fisici disprezzano i logici (filosofi) non senza ragione: questa filosofia mette in scacco la natura e sconfigge la logica. La sua unica giustificazione è la ricerca: rompere le forme di conoscenza acquisite. Chissà che, scartando dalla logica nella sensazione, nell’astrale, nel carnale, nell’eccesso, nella rinuncia (suicidio), non si aprano sentieri nuovi – più veri – alla percezione. Ma è questa una novità?

Gesù – Il suo segreto è che si sentiva un uomo come gli altri. La sua sofferenza anche, poiché non dev’essere facile scoprirsi limitato come lo sono gli uomini.

Giustizia – Se non c’è in questo mondo non c’è nell’altro: la giustizia è l’ideale razionale. Da che nascono gli ideali, le cose che non esistono e che ricorrono identiche in ogni formazione umana?

Quella politica terrorizza perché è la negazione della politica. Non perché debilita la giustizia – la giustizia non è nulla di più della legge, il resto è chimera. Ma perché ne abusa per cancellare la politica. Con la forza inattaccabile della legge cancella cioè ogni speranza, ogni possibilità di convivenza civile. Usa la legge, autoritaria, insindacabile, contro la società.
L’inquisizione, lo stalinismo, il maccarthysmo, che di più autentico, convinto, a suo modo fondato, quale giustizia è più appassionata e disinteressata, e insieme più spaventosa? Del resto i suoi stessi strumenti sono vergognosi: discrezionalità, parzialità, abuso, ricatto, tortura fisica e morale – le gogne mediatiche. Nell’impunità assicurata dalla Legge.

Mistero – Comincia dall’H2O, formula semplice, troppo per spiegare la nutrizione, il corpo, i nervi, la mente, le passioni, la formazione, la tecnica, e perfino i fenomeni semplici, di pura contrazione, quale l’attrazione sessuale. O la paura, la speranza, l’impegno.

Aggredisce le persone e anche la natura, e provoca la cultura. Si può ipotizzare uno stato di quiete prima, o al di là, delle inquietudine della cultura (opera, ricerca). Ma nei fatti questo non succede perché il mistero sempre si ripresenta, nelle forme della paura, della fobia, della reazione nervosa irriflessa.

Morte – Solo la morte è infaticabile. L’istinto a procreare (sesso) spesso si stanca.
È più continuista dello stimolo vitalòe (sessuale).

Realtà – Se non ci fosse alcuna realtà ne mondo fisico, dice bene Russell nell’“Abc della relatività”, ci sarebbero solo sogni sognati dalle diverse persone. E quindi senza nessun significato, neppure quello minimo della comunicazione – che è già un codice. Un tempo si sarebbe detto vegetare, oggi anche vegetare implica un minimo di coscienza – un codice.

Scetticismo – È razionale. È il vero razionalismo, che non è finalistico, pratico.

Sesso - È certamente un fatto materiale, organico, uno stimolo concreto. Non è spirituale. Ma cosa sarebbe lo spirito (conoscenza, comunicazione) senza lo stimolo sessuale? È l’argomento dell’anima che è il corpo.

Etimologicamente è taglio – da sectare. Discernere o discettare è dunque l’orgasmo del ragionamento. Ma non è anche l’impossibilità del ragionamento? Della sua inconclusività, l’eterna divisione, l’impossibile ricomposizione? Ma l’orgasmo non è un’impossibilità: una cosa è una cosa. Insensata è allora la genealogia delle parole, l’etimologia?

Società – Corrompe la natura, dice Rousseau, perché ci allontana dall’egualitarismo. La corrompe, dice Nietzsche, perché ci porta all’egualitarismo. Entrambi sono misfits, disadattati al fatto sociale, e si abbrancano a una natura che non ha nulla d’ingenuo né di beatifico, non ha misura.

Tempo – La favole danno sempre un anno e un giorno di tempo. E l’eroe provvede all’ultimo minuto. Per la regola del suspense, certo. E per l’elasticità del tempo, che solo nel messianismo (Bergson, Proust) diventa un agente, e un reagente.

Tolleranza – Porta all’indifferenza, e all’inerzia. Non sarà la madre della depressione, morbo dilagante in un’epoca di benessere e sicurezza?

zeulig@antiit.eu

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