La cosa più atroce è che la ragazza dice la verità: che la pagavano settemila euro per presenziare alle cene a inviti a casa di Berlusconi. Come una cantante di nome, o un’ottima intrattenitrice, per una serata. Ingaggiata attraverso un agente, Lele Mora, o l’igienista dentale onorevole Minetti – magari i due sono in ditta? Nello stesso clima estetico, se Lele Mora se la voleva affiliare (forse per tenere in casa il malloppo?) si capisce che la Minetti se la sia fatta affidare, anche a costo di scomodare Berlusconi per una telefonata d’imperio.
La cosa atroce non è, come dicono i preti, che Berlusconi abbia la mania delle ragazze. No, in questo è fortunato. Squallido è lo “stile di vita” che Berlusconi rivendica con orgoglio: che pratica persone mai viste, che non gli danno nulla a parte la bella presenza (le troie di Bari nemmeno quello, erano proprio donne di strada), né conversazione, né eleganza, né sesso, giusto per “pagarle”. Come possiede dodici o ventiquattro ville, in molte delle quali non è mai stato.
Politicamente, questo certo pesa: il fatto che Berlusconi non si renda minimamente conto dello squallore di questo stile di vita. Un anno dopo la visita di cortesia con relativo scandalo a Naomi: è un politico che non capisce, non recepisce. Ma il fatto politico vero è il controllo minuto di Berlusconi. Attraverso gli uomini della scorta e attraverso i telefoni, come si vede. In questo caso con una serie di telefonate di agenti e carabinieri di cui non si dà l’identità (non c’è processo…) e che tutti sanno veri, anonimi veri e non inventati. Con una selezione accurata, al pettine fine, dei motivi possibili d’incolpazione. Fino a trovare la telefonata alla questura, sulla quale è possibile poi mettere in scena tutta la sceneggiata. E senza più nessuna scusa apparente: Berlusconi non è più intercettato accidentalmente, è intercettato e basta. La copertura è solo formale, e anzi sprezzante: Bruti Liberati che nega le indagini, nel mentre che le diffonde con spreco di informative, e poi accusa di sfruttamento della prostituzione Emilio Fede, oltre al solito Mora… Se non fosse il solito golpe del non-governo, sarebbe un’operetta. Molto mitteleuropea, lombarda.
Ma tutto è (bene) organizzato, come si vede. E all’opera, altra evidenza, è un complesso molto numeroso: di giornalisti, anche non della giudiziaria, di giudici, e di militari di vario tipo, in servizio e non. Con antenne ovunque, nei trasferimenti di Berlusconi attraverso la Campania, caso Noemi, in tutte le sue case, tra la prostituzione di Bari e, evidentemente, a palazzo Chigi. Molto selettiva, specie i giornalisti, senza nessun timore di venire sbugiardati. In una delle tante interviste di cui la nuova eroina beneficia, tutte pagate, afferma che il magistrato era interessato a sapere da lei soltanto di Berlusconi. Ma questo non c’è nei maggiori giornali.
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