Ci sono gli ex berlusconiani, un gruppo ormai nutrito: Fini e i suoi, Casini, Follini, il professor Buttiglione, tutta gente che pure deve tutto a Berlusconi, e Clemente Mastella. Ci sono da tempo gli ex comunisti, su tutti Veltroni. E ci sono già gli ex democratici, a tre o quattro anni dalla fondazione del Pd: Rutelli e, in pectore, lo stesso Prodi, con Parisi, l’ex campione di basket e altri emiliani. Che poi sono tutti ex: ex democristiani, ex comunisti appunto, ex fascisti. La Repubblca è un po' un mondo di ex, la storia è costante.
Il Pci ci aveva abituati, come già gli scomparsi socialisti, riempiendo l’Italia di ex, nel 1956, nel 1968, e dopo la caduta del Muro nel 1989. La diaspora fascista è invece del tutto nuova, ed è rapida, molteplice, in una con l’inconsistenza politica (cosa vogliono questi ancora non si sa: il voto maggioritario o proporzionale, gli immigrati o la “purezza” etnica, le case ai terremotati o i terremoti delle case?), con la tipica volubilità del graziato e del convalescente. La diaspora Dc è invece insuperabile: collosa, sgusciante, e facilmente riconoscibile se non dichiarata, impersonando l’inefficienza, la cronica incapacità di fare, da preti officianti alla messa – voglio e non voglio, qui lo dico qui lo nego, i sono e non ci sono, il rinvio. Con la certezza, se non è fede, che, se muore quello, quell’altro va in carcere, e quell’altro si manifesta infine drogato, la Dc si ritroverà, unita, compatta e grande, non avendo ancora perduto la guerra.
Ma non si può dire l’ex una cifra italiana. Ci sono infatti nel mondo ex capitalisti, come il famigerato Soros, o Bill Gates, e perfino Warren Buffett. E tanti ex comunisti diventati ricchissimi capitalisti, in Russia, in Cina e nel Vietnam, anche se in Asia si chiamano ancora comunisti. Ex guerriglieri anarchici sono diventati capi di Stato. E così via: ex drogati dirigono la lotta contro la droga, ex mafiosi gestiscono l’antimafia, ex prostitute fanno la morale.
Ci sono anche donne ex. Non ex donne, ché al contrario si vogliono donne donne. Ma passano dall’uno all’altro: da calciatore a calciatore, da politico a politico, da attore a attore, da affarista a affarista. Negli intervalli sono la ex moglie, o fidanzata, e talvolta la ex ex, di questo e di quello – la gaytudine per questo è temibile perché ci affollerà di altri ex: il problema dell’essere, direbbe un novello Heidegger, si riempie ma non si risolve con l’ex(essere-per-negarsi?.
L'Italia, però, è un po' più avanti, avendo già la categoria degli ex ex. Che non si saprebbe dire pentiti, perché non lo sono, nessuno fa mai l'atto di dolore, che è ammettere una colpa. Casini per esempio, che per primo ha lasciato la Democrazia Cristiana morente, e ora ne rivendica la memoria e le insegne. Occhetto, che ha liquidato il Pci e poi pensò di rifarlo, con Di Pietro e Nanni Moretti. Il repubblichino Tremaglia, che s'era detto liberale con Berlusconi, e ora inneggia a Fini che restaurerebbe i vecchi ideali, onore, patria, eccetera.
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