Rubare, anzi riprendersi, i voti di Berlusconi sì, ma sotto Fini no. Più di un distinguo e di un mugugno ha immediatamente seguito il progetto di Grande Centro varato l’altro ieri da Casini, Fini, Rutelli e Raffaele Lombardo. Non tanto fra i rutelliani, che nessuno ancora sa chi siano, quanto tra i casiniani. Per due motivi: aborrono Fini più di Berlusconi, e ritengono che gli elettori non li seguiranno al carro del partito Democratico. Le perplessità più forti sono state subito espresse a Roma e nel Lazio, ovunque in Campania, dove Clemente Mastella pensa di rilanciarsi al fianco di Berlusconi, in Calabria e, sempre più, in Sicilia (qui la disaffezione da Lombardo, malgrado il suo formidabile clientelismo, data già da oltre un anno).
Gli sviluppi di queste riserve sono imprevedibili. Anche perché Berlusconi non costituisce più, o in questo momento politico di debolezza, un magnete alternativo. L’esito dipenderà dalla legge elettorale che governerà le prossime elezioni. Se si torna al “mattarellum”, con le desistenze bilanciate tra le varie liste della coalizione, la compattazione del nuovo Centro sarà ardua. C’è la difficoltà scontata di uno schieramento terzo in un regime elettorale bipolare: i partiti maggiori offrono più certezze ai candidati. Ma il bilanciamento delle candidature tra gruppi diversi di uno schieramento potrebbe essere letale per la nuova formazione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento