La Procura di Catania accusa Angelo Lombardo, fratello del presidente della Regione Sicilia, di essere stato ed essere tramite costante con la mafia per conto del fratello Raffaele. Lo accusa in atti ufficiali, non in indiscrezioni, pettegolezzi, malignità. Ma per il partito Democratico Raffaele Lombardo, uno che ha cambiato in due anni e mezzo tre schieramenti, e ora si regge a sinistra, non è colpevole di niente. Non solo di mafia, non è colpevole nemmeno del supeorclientelismo, sommamente improduttivo, di cui è stato maestro in questi trenta mesi. Molti democratici siciliani, che sanno di che si tratta, vorrebbero staccarsene tempestivamente, ma il Partito obietta che Raffaele Lombardo non è imputato di niente. La partita sarebbe politica, ma anche la giustizia conta e il Pd, quando vuole, è garantista.
È pure vero che la Procura di Catania, malgrado tutte le “prove inconfutabili” che dice di avere contro i fratelli Lombardo, non incrimina Raffaele. Neanche di concorso esterno, un reato che ormai al Sud non si nega a nessuno. È un atto di rispetto verso il partito Democratico, sotto il cui ombrello Lombardo si è da poco messo? Sarebbe una conferma che il Pd è, o sia avvia rapidamente a essere, un partito non più di masse ma di notabili. I notabili del non fare come sono i giudici. Perché altrimenti dovremmo dirli complici, di un mafioso, a loro stesso dire, “accertato”.
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