Sarkozy e Cameron si sono garantiti contro le proteste per i tagli che faranno alle spese militari, specie alla marina e al nucleare, e nulla più. A parte questo sottinteso sono solo un gesto, non nuovo, i trattati per la cooperazione nella difesa firmati a Londra martedì. Firmati con enfasi, e presentati ai media con spreco di richiami a Waterloo e poi all’Entente e all’Alleanza, con l’inevitabile “fine di mille anni di guerra civile europea”, sono la constatazione di due debolezze. A fronte delle quali propongono soluzioni inattuabili.
I due governi partono dal presupposto che i loro bilanci militari sono il 45 per cento di tutta la spesa per la difesa dell’Unione europea. Il che è vero. E dall’esigenza, altrettanto reale, di ridurre le spese militari. Anche perché, altra ovvietà, il mondo è cambiato, molto rapidamente, e molto radicalmente da quando i due paesi erano delle potenze, delle potenze reali con interessi globali. Oggi tutta l’Europa nell’insieme è un giocatore di poco peso, e anzi un gregario, nell’arena internazionale: nel Medio Oriente, in Afghanistan, in Iran, in Africa, e negli stessi rapporti con la Russia, per quanto riguarda l’Ucraina, la Cecenia, l’Ossezia e il Caucaso nell’insieme. L’abbandono da parte europea di ogni ambizione di politica estera e della difesa comune è stato plateale l’anno scorso con la scelta della baronessa Ashton a rappresentarla, al posto dei tanti candidati di buona consistenza politica, tra essi d’Alema – una scelta dopo la quale non si è mai più sentito parlare di politica estera e militare europea.
I trattati anglo-francesi di Londra sono una constatazione delle reciproche debolezze, e in questo punto hanno un senso. La relazione speciale di Londra con gli Usa, di cui ancora Tony Blair s’illudeva, si è dimostrata vuota in Iraq e in Afghanistan: la Gran Bretagna è per gli Usa una provincia del mondo come tutte le altre. La Francia, non da ora, ha constatato che le possibilità di una difesa comune europea sono zero, tutti i progetti sono abortiti, benché spesso accompagnati da impegni e perfino trattati. Già da oltre un anno un anno fa ha voluto che le forze armate francesi reintegrassero dopo 43 anni il dispositivo militare della Nato.
I trattati potranno portare al risparmio di un po’ di combustibile. L’intento di coordinare le rispettive marine in modo da tenere in mare solo una portaerei a volta sembra realizzabile. E così l’unificazione dei test nucleari in un’unica struttura. Anche perché non ci sono test nucleari in vista. Gli apparati relativi all’armamento nucleare potranno però essere dimezzati. Meno realizzabile invece l’impegno alla creazione di brigate comuni, specie per gli interventi “umanitari” fuori dell’Europa: non ci sarà mai un soldato inglese agli ordini di un francese, caporale o generale, e viceversa. Queste brigate dovevano essere costituite già in base agli accordi di Saint-Malo, i trattati fotocopia di quelli di Londra firmati nel 1998 da Blair con Chirac (http://www.antiit.com/2008/11/la-guerra-umanitaria-leuropa-senza.html). In vista di una forza europea di pronto intervento, è vero, di cui si è perfino parlato poco.
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