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domenica 28 novembre 2010

Turbe tedesche e leadership europea

Danilo Taino informa sul “Corriere della sera” ieri che il week-end passa in Germania facendo i conti su quanto il cittadino tedesco ci rimette a finanziare l’Irlanda. Con un cinquanta per cento che pensa che rimette e che non è giusto. Mentre un altro 50 per cento pensa che ci rimette, ma che tuttavia deve pagare qualcosa per avere la leadership dell’Europa. Mentre il contrario è vero, che l’Europa non ha una una leadership, e che la colpa è della grettezza tedesca. Lo stesso dibattito di cui riferisce Taino, non surreale come potrebbe essere tanto è incredibile, è indice dell’indigenza politica europea, e più degli economisti, i commentatori e i giornaloni tedeschi - si vede che l’opinione pubblica volgare e sciocca è un male europeo: nessuno ha raccontato al contribuente italiano l’incredibile frottola su cui la Germania vive, come pare, in ansia l’Avvento del 2010.
La Germania non paga per l’euro. Non più dell’Italia per dire. La quale non paga nulla, ma investe sull’euro, che è cosa ben diversa. Non solo non paga il contribuente, cioè, ma nessuno paga, in Germania o altrove, per un prestito che rafforza l’euro, e quindi tiene bassi i tassi d’interesse. E si fa remunerare al 6 per cento, più di un mutuo. Come credito privilegiato, a fronte di ogni altro creditore. La Germania vi contribuisce al 18,9 per cento – l’Italia al 12,5. Ma è un investimento, e come tale non aggrava il deficit pubblico, e quindi la contabilità. Non è un trasferimento all’Irlanda, anzi è l’imposizione di una sorta di prestito forzoso. È un prestito privo di rischio, garantito, oltre che dall’Irlanda, dalla Banca centrale europea. E non è una spesa che aggravi le finanze pubbliche. Possibile che in Germania questo non si sappia? È possibile.

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