Sommersa dai media nel dibattito politico, tra gli eterni Fini, Casini e Berlusconi, il 14 dicembre di Roma è oggetto di molto allarme all’Interno. Che sapeva di una giornata di manifestazioni organizzate, ma non nell’ampiezza e della forza che si è manifestata, tale da oscurare il punto più oscuro della storia della pubblica sicurezza, il 12 dicembre 1969 a Milano, la strage di Piazza Fontana.
Molti gli interrogativi preoccupati che circolano per il Viminale. Chi ha portato a Roma i centri sociali del Nord Italia, il giorno della sfiducia? E i disoccupati napoletani? Che c’entra la Fiom con gli studenti di Roma? Che c’entrano gli studenti di Roma col voto di sfiducia? E dov’erano i black bloc? Ritorna, sebbene non detta, la sindrome del 1969, delle manifestazioni infine culminate nella strage. Allora invece che dei black bloc si parlava di anarchici, ma la sottovalutazione o la confusione sarebbe la stessa.
Analoga, sebbene anch’essa non detta, la sensazione che la politica sia oggi altrettanto debole e confusa che nel 1969. Decisa a contrastare la violenza, ma incapace di prevenirla, e anche di confrontarla nelle sue esatte dimensioni. Che sarebbero soprattutto politiche, e non limitate ai facinorosi o agli avventuristi.
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