lunedì 20 dicembre 2010

Il mondo com'è - 51

astolfo

Antipolitica – È la politica dell’Italia da circa vent’anni: gestita da interessi contro la politica classica dei partiti che fa riferimento alle elezioni periodiche. Gestita da molti magistrati e dai grandi giornali, padronali. E da una sinistra confusa (autolesionista): “organizzare” cinque o sei cortei a Roma attorno al Parlamento il giorno del voto di fiducia, portando nella capitale come massa d’urto i disoccupati napoletani, che non vanno in giro per niente, è ferocia antipolitica.
In nessun paese al mondo, Afghanistan escluso, e forse l’Iraq, la politica necessita di tante scorte al suo personale, anche minore, anche non più attivo. Qualunque ministro o ex ministro, o sottosegretario, o parlamentare, e molti ex parlamentari, i presidenti di Regione e delle Province, i sindaci, gli assessori, molte spesso anche solo ex, si aggirano tra guardie pubbliche e private. Senza nessuna minaccia terroristica organizzata, giusto per la diffusa ostilità alla politica che la Rai, l’Ansa, i giornali, i telegiornali e i talk show diffondono a dosi ogni giorno massicce, costanti.

Facebook – McLuhan, ne “Gli strumenti del comunicare”, 1964, o in “Il mezzo è il messaggio”, 1967, diceva che l’elettronica avrebbe privato l’uomo della sua identità e della morale: “Le persone vanno al lavoro principalmente per leggere”.

Ideologia – La indebolisce il legame con la politica. Alla quale altre connotazioni si legano: l’effettualità soprattutto, realizzare qualcosa, anche a dispetto dei dissenzienti che saranno sempre in gran numero. E poi: l’onestà e la generosità (magnanimità) esemplari, la sensibilità alla concezione comune e corrente del bene, oggi lo sviluppo, domani la conservazione, se il mondo sarà ricco a sazietà. Ma è l’ideologia che s’è appropriata la politica. Nel totalitarismo e nella democrazia. Da almeno un paio di secoli la politica è ideologica, nazionalismo, potenza, capitalismo, socialismo.
La politica non ne ha guadagnato. Il mondo è più ricco, molto più di ogni altra epoca, ma per effetto di migliori concatenazioni di mercato, o di una migliore organizzazione degli affari, speso però casuale – lo sviluppo non è mai acquisito, la caduta degli imperi è sempre dietro l’angolo. Per effetto anche dell’ideologia, ma in subordine: quella dello sviluppo è una storia il cui motore sono diventati gli affari, peer la prima volta nella storia, negli ultimi duecento anni.

Internet - Molto rumore per nulla per Wikileaks, per la pubblicazione dei documenti americani. Nessun governo è caduto, e nessuno nemmeno è stato criticato, neppure quello americano. Si può anche pensare che il governo Usa abbia fatto pubblicare i documenti per dire al mondo che lo tiene sotto controllo e lo considera poco – tutto si può pensare. Ma si conferma l’irrilevanza della rete, e della rete mondiale di opinione, negli affari. Se non nella rapidità della comunicazione, come strumento, tecnologia. È bastato un artificio minimo, mettere Assange, bello, biondo, misterioso, nel mirino per “oscurare” la rete.
Internet è sicuramente un linguaggio. Nella simbologia, nelle forme espressive, per la stessa sua rapidità. Per l’esposizione naturalmente, soprattutto per il suo procedere nudo. Ma questa esposizione non è arrapante. È piuttosto una poubelle, sterilizzata, pulita, dove buttare riflessione e ricordi – da cui anche non viene “naturale” ripescarli.

Lavoro – L’abbondanza lo ha reso superfluo. Quando il benessere si basava sul soddisfacimento dei bisogni primari il problema era spremere quanto più lavoro possibile, nell’insieme e unitariamente – o viceversa: quando il lavoro era solo quello umano, con un ausilio animale ridott, non ce n’era mai a sufficienza per soddisfare i soli bisogni primari. L’innovazione finanziaria e industriale, organizzazione del lavoro compresa (fordismo), ha più che moltiplicato i bisogni, ma ancora di più i mezzi per soddisfare i bisogni, rendendo il lavoro sempre più superfluo.
Npn tutto il lavoro naturalmente è superfluo. Ma quello che non lo è, è indispensasabile in misura ben superiore a quello di una volta. È infatti l’unico mezzo di distribuzione del reddit in misura abbastanza elevata da alimentare i consumi e quindi l’economia. Se cessa questo lavoro (zoccolo), cessa l’abbondanza, quali che siano le disponibilità tecnologiche.
Il Novecento non ha conosciuto carestie. Se non sotto la forma della disoccupazione di massa, negli anni 1920 in Germania, negli anni 1930 in Usa e in Germania.

Mani Pulite – È il titolo di un libro pubblicato nel 1977 da Sugar, editore socialista. Scritto da Claudio Castellacci, con prefazione di Ugoberto Alfassio Grimaldi, direttore di “Critica sociale”. Aveva come sottotitolo “I comunisti e le amministrazioni degli enti locali”. La nemesi è casuale? È una trappola organizzata.
Mani Pulite ha avuto e ha singolari cadenze mafiose. Il discredito sugli indagati (le “voci”, che si perfezionano in “indiscrezioni, e infine nei cosiddetti avvisi di garanzia, resi pubblici prima di comunicarli agli indagati) per isolare l’obiettivo. Le false voci. La selettività. Il palese trattamento di favore per gli amici – esibire il potere. La rudezza. La violenza illimitata. E l’esibizionismo: non c’è mafia, infatti, che non si esibisca. È l’apporto dei suoi giudici napoletani e siculi?

Medicina preventiva – Quando il morbo arriva siamo già tutti seppelliti dai debiti.
È sciamanica. Ma non nel senso dello scongiuro. È un’evocazione propedeutica. È la danza della pioggia.

Nobili – In nessun altro paese ce ne sono tanti quanti in Francia, dopo la Rivoluzione.

Occidente – Ma è nozione cartografica. La scoperta dell’America complicò le rappresentazioni dei cartografi: dove e come situare le nuove terre? La soluzione fu di dividere la terra conosciuta in due parti, due emisferi. Quello di destra, il Vecchio Mondo, conteneva l’Europa, l’Africa e l’Asia, quello di sinistra le Americhe – ed è il Nuovo Mondo, a Occidente del Vecchio.
L’Europa si può dunque dire parte dell’Occidente come appendice degli Stati Uniti d’America - tramite l'ingegnosa interdipendenza di Altiero Spinelli. Dopo essere stata da sempre un’appendice dell’Asia, una coda.

Politica – È debole e arrendevole all’antipolitica per effetto della democrazia. Forse malintesa, ma è la democrazia che ha indebolito la funzione principale della politica, di coagulo rispetto al dissenso – la capacità di scelta e di leadership. Sia perché la politica è ideologica (massimalista, assolutista), e sia perché è riduttiva (minimalista), sfiancandosi nell’assorbimento di ogni forma di dissenso. Che naturalmente è sempre di massa, anche se marginale: in democrazia ogni fenomeno è di massa.
Se ne dibatte da quarant’anni ma il dibattito è stato sterile perché monopolizzato dalla Trialerale, o su basi trilateraliste, cioè della ricostituzione del potere – questione peraltro inafferrabile in sé La politica non è il potere, il potere è una sua espressione, sempre labile.

astolfo@antiit.eu

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