La preoccupazione può non essere condivisibile del Viminale sul 14 dicembre come antivigilia di un altro 12 dicembre, sulla ripetizione del 1969, la storia non è mai uguale, e tuttavia le dinamiche lo sono. Le dinamiche si ripetono in modo impressionante. La minaccia violenta viene in parte giustificata, in parte attribuita a infiltrati e provocatori. Che sono invece duemila su ventimila manifestanti, equipaggiati e sincroni, cioè organizzati. La giustificazione sarebbe la riforma universitaria, mentre invece si sa, viene dichiarato e ribadito, che le violenze di martedì erano intese a impedire il voto alla Camera. Del resto, l’università (una riforma che tutte le università vogliono) non giustifica neanche in minima parte quello che è successo. Analoga la compiacenza dei media: l’Ansa e la Rai, seguite a ruota dai giornali, che ribaltano costantemente l’ordine delle violenze. Concordi, contro l’evidenza, come a una parola d’ordine (il “Ruggito del coniglio” sua Radio Due oggi porta a giustificazione della violenza lo scudo fiscale…). Le foto selezionate delle violenze, numerose e circostanziate di poliziotti che picchiano manifestanti, e poche o nulle degli attacchi ai poliziotti, Non si sono viste le asce, né i picconi, un breve spezzone si è avuto in tv di un assalto all’angolo di via del Plebiscito, ma è stato subito tolto dalla circolazione. E i giudici che solleciti come in nessun altro caso rimettono in libertà i violenti fermati dalla polizia.
Analogo il vuoto della politica che dovrebbe gestire la protesta. Che si vuole opportunismo, ma è proprio vuoto. Tutti naturalmente contro la violenza, dal segretario della Fiom che guidava uno dei cortei ai commenti dei giornali, ma tutti schierati. Erri De Luca prospetta la violenza come “necessaria”. Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd alla Camera, fa un’interrogazione per sapere dal governo “chi paga gli infiltrati”. Le considerazioni raccolte da "Repubblica" e il “Manifesto”, miste di psicologismo e sociologismo, il gergo “spontaneista”, sono un calco del sessantovismo - il ’69 non è il ’68: è il movimento cooptato dal Partito, il cursus honorum di base per diventare federale o consigliere comunale.
Il vuoto politico questa volta si estende anche al Quirinale: il presidente Napolitano, che parla ogni giorno, non ha trovato una sola parola per stigmatizzare una manifestazione organizzata per impedire un voto parlamentare. Un fatto che, se non fosse successo, sarebbe inconcepibile. Dopo aver preso la decisione forse definitiva sulla sfiducia, spostandola al 14 dicembre, a dopo il varo delle misure di contenimento della spesa pubblica. Insomma, ben sapendo che cosa è in gioco. Il richiamo della foresta è più forte di ogni ragionamento?
Nessun commento:
Posta un commento