È un classico del genere e anche di storia, questo “Classico del Giallo Mondadori” che si ripubblica dopo vent'anni ed è ancora reperibile in edicola. Sulla torva Italia di vent’anni fa, o piuttosto Milano, dopo il terrorismo e prima di Mani Pulite: la curvatura terribile che all’Italia fu data in punizione del Sessantotto. I protagonisti sono quelli di vent’anni prima, ingrigiti leggermente, molto professionalizzati: giudici, filologi, dottori. Col sospettato lasciato in carcere nella cupa lunga estate nera, soffocante, di Milano. Anzi nello Speciale, cioè in quella che i tedeschi definiscono deprivazione sensoriale, che a Milano è una sezione ordinaria di San Vittore, dentro il primo raggio: senza il senso del tempo e senza suoni. Per cena “il solito panino con una fetta di mortadella molliccia”. Mentre i giudici, e gli avvocati loro succubi, fanno i due mesi di vacanza d’ordinanza, sullo yacht, in Provenza, in Africa, in Puglia. C’è ancora il reato di favoreggiamento, l’accusa insidiosa che sarà poi sostituita dall’associazione esterna, per il comodo dei giudici. E c’è il noto Procuratore Capo “Fildiferro”, che tutti riconosceranno, accomodante e spietato – di nome fa Lo Popolo.
“La colpa” si legge di corsa come ogni buon giallo, ma per sapere dove e come il giudice ha sbagliato. È un libro carcerario, palazzo di giustizia compreso, a Milano. Il primo che dice le cose come sono. Senza rabbia a questo punto e senza rancori, ma nel dettaglio. La neghittosità dei giudici, incuranti delle persone e dei fatti, se non a fini extragiudiziali, l'accumulo di cause per far decorrere i termini, gli avvocati in carriera coi questo o quel giudice, il noto armamentario è già tutto qui. Si finisce quindi con malinconia: è il romanzo del carcere, di una città e di un universo della giustizia rappresi nei loro liquidi, sudori, sperma, umidità, senza mai un raggio di luce – se non il buonsenso di chi malvivente è davvero, per la legge e dichiarato.
Laura Grimaldi, La colpa, Giallo Mondadori, pp. 249, € 4,20
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