venerdì 17 dicembre 2010

L’ultimo bilancio di Perricone

Sarà l’ultimo bilancio di Antonello Perricone. Del sorridente inflessibile ex manager della Sipra-Rai al tempo dei professori di Prodi. Schieratissimo dapprima per l’Ulivo componente Ds, ora per il Pd componente Popolari, da oltre quattro anni amministratore delegato e direttore generale della Rcs-Corriere della sera. Il miglioramento incontestabile dei risultati quest’anno non lo esime dalle critiche di molti soci. Primi tra essi quelli che dovrebbero essere politicamente dalla sua parte: Mediobanca, Della Valle, e il socio occulto che è in realtà il tutore del gruppo, Giovanni Bazoli.
Rcs nel suo complesso, l’area periodici e quella libraria, e lo stesso “Corriere della sera”, continuerebbero secondo i critici a dare risultati inferiori al potenziale. Con non accorti, o non sufficienti, tagli dei costi, e un insufficiente recupero dei ricavi. Sul fronte pubblicitario e su quello della diffusione. I ricavi pubblicitari diminuiscono percentualmente rispetto a quelli della diffusione. La quale è a sua volta in calo, sia nei quotidiani che nei periodici e nell’editoria. I malumori sono diventati semi pubblici dopo il confronto con i nove mesi del gruppo Repubblica-L’Espresso, con cui Rcs ormai da anni si misura,che ha ottenuto, pur in grave crisi di copie, margini e risultati notevolmente migliori.
Un consiglio freddo ha accolto la sua presentazione auto celebrativa del ritorno all'utile. Tra le critiche anche una a carattere sottilmente politico: l’antiberlusconismo, d’obbligo per un gruppo concorrente diretto di Mondadori, se non di Mediaset, ha pagato ma non nella misura in cui se ne sarebbe avvalsa Sky, concorrente invece di Mediaset. Il “Corriere della sera” è costantemente sotto le 50 copie vendute, e perde lettori in favore del “Giornale”, e ora più che sotto la direzione di Paolo Mieli. Troppo schierata, o poco furba, l’opposizione di Rcs secondo questa critica. A riprova viene portata la tenuta delle consociate spagnole, che non hanno un problema di linea politica, le quali, malgrado la grave crisi dell’economia iberica, presentano miglioramenti sostanziosi sia nella diffusione che nella vendita di pubblicità.

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