“Gelosia” è parte della prima parte di “Sodoma e Gomorra III”, pubblicata avulsa nel 1921 su una rivista a grande diffusione. Ritradotta da Cristiana Fanelli, e presentata da Daria Galateria, ha nuova vita, a sé stante. Pur risentendo dell’equivoco che intorbida la lettura della redazione definitiva (insomma, più o meno… forse più autorevole, se non altro per l’autorità dei suoi curatori e esegeti, tra essi Giovanni Macchia, “Il romanzo di Albertine”). Proust v’inscena il suo palco migliore, con i duchi e le fanciulle in fiore.
L’estratto appariva come inedito in apertura nel numero novembre 1921 di un mensile dell’editore Fayard, diretto da Henri Duvernois, inaugurato a luglio, “Les Oeuvres Libres”, di testi inediti di buona qualità e di agevole lettura – una formula che verrà buona fino alla guerra nel 1940, e poi sarà ripresa nel 1944, per altri vent’anni: i primi numeri pubblicavano i Guitry, Rostand, Farère, Hermant, la duchesa di Noailles, Conan Doyle, Billy, con le amazzoni allora in voga, Myriam Harry, Lucie Delarue-Mardrus, della scuderia di Nathalie Barney. Proust vi tratteggia le più svariate forme di gelosia, compresa quella tra le dame che vestono simile. Ma il tema, anzi l’ossessione, è la gelosia amorosa. Su cui Proust modella Albertine – “Gelosia” confluirà poi, riscritta, nelle pagine di Albertine. E qui insorge il disagio: la “lettura” di Albertine.
Nathalie Mauriac Dyer, editrice di “Albertine scomparsa” nel 1987, ricorda che “un secondo estratto, ricavato da «La Prigioniera» e preparato nel’autunno del 1922, vi fu pubblicato dopo la morte, nel febbraio 1923, sotto il titolo «Precauzione inutile». Questi due estratti non ne richiamavano un terzo? Fin da quando aveva appreso la creazione della rivista nel luglio 1921 Proust in effetti aveva manifestato l’intenzione di collaborarvi regolarmente: «C’è nel Tempo perduto tutto il mio romanzo con Albertine fino alla morte di quest’ultima, che potrebbe benissimo apparire in rivista (ma in più numeri)». “Albertine scomparsa”, la redazione “recuperata” nel 1986-7, pone problemi evidenti di censura, da parte di Robert Proust e della redazione dell’editore Gallimard, sulla copia velina rispetto al dattiloscritto inviato a Gallimard. Ma per il lettore il problema è: come appassionarsi di questa gelosia? Alessandro Piperno ne fa sul “Corriere della sera” di martedì una pietra d’inciampo per dire che Proust era un simpatico ragazzo, che aveva in uggia lo gli snob e lo snobismo. Che, se anche fosse vero, non c’entra. Qui il problema è quello dei “sodomisti vergognosi” di cui all’indice di lavoro. Che rende artificiosa – più falsa che l’invenzione narrativa – la lettura di questa gelosia.
Albertine è probabilmente il personaggio più scritto di tutta la “Ricerca”, occupandone un buon terzo: una buona metà delle “Fanciulle in fiore”, la parte centrale di “Sodoma e Gomorra II” (i capitoli che i curatori dell’edizione 1954 della Pléiade titolano poeticamente “Gelosia nei confronti dl Albertine”, “Le intermittenze del cuore”, “I misteri di Albertine”), e le prime due grandi narrative di “Sodoma e Gomorra III”, “La Prigioniera” e “La Fuggitiva”, o “Albertine scomparsa”. Più, molto più, dei più noti Swann, Odette, Gilberte, e di Verdurin, Saint-Loup, i Guermantes, Charlus compreso. Volendo leggere la “Ricerca” per quello che è, non per come è stata stilizzata dai suoi grandi lettori, è l’ossessione più coltivata. Per questo è odioso doverla immaginare nelle sembianze mostacciute e quadrate di Alfred, lo chauffeur fedifrago: Albertine falsifica tutto. A partire dalla stessa descrizione della gelosia. Mille pagine, o duemila quante sono, di anatomia sul tavolo al centro dell’emiciclo, fredda. Non bastano le mille o duemila pagine a dare corpo a Albertine, al di fuori della psico-sociologia dell’epoca, fine secolo datatissimo, soprattutto nel modo d’essere delle passioni, dalla gelosia allo snobismo, con aggiunte di maschiettismo dopoguerra - senza contare le translitterazione care ai proustiani, Gilberte-Alberte, Albertine-Libertine… Alle genericità rimediandosi con le trasgressioni da campionario clinico, alla Krafft-Ebing. Che è poi il problema di Proust: Proust amava i suoi personaggi? Di nessuno di essi, donne o uomini, ci s’innamora. Albertine, cui “Gelosia” introduce, è la ginnastica dell’elusione, dell’amore come di ogni altra cosa o evento – se non, appunto, nella forma fredda della parodia, snob.
Marcel Proust, Gelosia, Editori Riuniti, pp. 167 € 9,90
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