domenica 5 dicembre 2010

Wikileaks denuda la Rete, inguardabile

Wikileaks propone internet dal buco della serratura, ma l’attesa delude, quello che esibisce è sfatto e inappetibile, il cereo Assange ne è l’epitome fisica. Giusto Gheddafi ha trovato le sue esibizioni succulente, e questo è ancora peggio. L’irrilevanza della documentazione che sta riversando sulla Rete, quando non è fastidio, getta un’ombra non solo su Wikileaks, la sua pretesa di essere la voce della verità contro le manipolazioni del potere, ma sulla capacità della Rete di fare informazione e opinione. Quello della Rete sembra sempre più un frizzo superficiale e passeggero, autoreferente e niente più.
Su Wikileaks ha pesato e pesa la sua evidente subordinazione a interessi antiamericani, anzi antiobamiani, le sue indiscrezioni manifestandosi pilotate al millimetro – la loro scelta, in una congerie enorme e indistinta di documenti, richiede una forte organizzazione. Ma questa è una reazione da addetti ai lavori, che semmai potrebbe dare alla Rete e a Wikileaks un ruolo influente, seppure non condizionante, come ormai è chiaro. La pubblicazione senza effetto di documenti che coinvolgono tutto il mondo significa però che internet è solo un veicolo e non fa testo. E questo proprio per non essere organizzato, controllato, regolato: la Rete si manifesta ininfluente proprio per essere (voler essere) anarchica – succedeva lo stesso un secolo, un secolo e mezzo fa, con l’anarchia politica manipolata dagli interessi che combatteva. La credibilità richiede autorevolezza, cioè dei soggetti.

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