Non se ne parla per scongiuro, ma la possibilità che la Banca centrale europea si riduca al ruolo di bad bank, di banca in cui far confluire i titoli di Stato euro di poco valore, si fa strada. Avanzata dapprima in Germania, nel confuso dibattito suscitato attorno al salvataggio dell’Irlanda e del Portogallo, la formula è stata accolta allora con scetticismo, come una battuta polemica. La quota dei titoli acquistati dalla Bce sul totale dei titoli del debito pubblico dell’eurozona è appena dell’1 per cento, è stato detto, mentre per la Federal Reserve Usa è del 7 per cento (e si avvia a diventare, con gli acquisti già programmati, del 12 per cento).
Con gli acquisti di titoli irlandesi e portoghesi, tuttavia, in aggiunta a quelli greci, la Bce arriva oggi a detenere il 13 per cento del debito pubblico dei tre paesi. E se dovesse intervenire a sostegno del debito dell’Italia e della Spagna in analoga percentuale dovrebbe impiegare risorse tre volte maggiori, altri 300-350 miliardi di euro. Trichet s’è cautelato preventivamente a metà dicembre, chiedendo e ottenendo di raddoppiare il capitale della Bce, a 10,6 miliardi.
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