Michele Ainis, giuspubblicista, illustra sul “Sole” un suo libro in uscita sulla Corte Costituzionale. Che è, quella in carica, il nec plus ultra dell’imparzialità, assicura. Fa i casi degli altri paesi di nostra comune cultura, Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Austria, Belgio, Svizzera, Usa, dove la Corte è sempre correlata al voto politico. E dice che non bisogna copiare, noi siamo i migliori. Perché, dice la Corte italiana è espressa per un terzo dalle “magistrature superiori”. Cioè dalle sole consorterie fasciste residue nella Repubblica. E per un terzo dal presidente della Repubblica. Cioè, quella in carica, da Scalfaro, presidente di nessuna lealtà costituzionale.
Dice anche una cosa interessante, Ainis: che a questa Corte semifascista erano contrari, nella Costituente, Nenni e Togliatti. Perché è così: perché adesso questa Corte bastona Berlusconi (dopo aver salvato le fondazioni bancarie per i vescovi, aumentato d’autorità lo stipendio ai carabinieri, e altre finezze del genere), ma domani?
A Enna, a Caltagirone, i siciliani si mobilitano spontaneamente, per nessun interesse particolare, per bocciare all’unanimità, a migliaia, l’appoggio del Pd a Lombardo. Se la Sicilia anticipa la politica italiana, è l’inizio della dissoluzione del Pd? Bersani, che voleva anticipare la politica siciliana col sostegno al centro della destra, il cosiddetto Grande Centro, avrà avuto un effetto boomerang. Imprevedibile?
Dopo gli Stati Uniti e Israele, anche la Grecia vuole il suo muro. La Grecia socialista di Papandreu. Lo vuole per ben duecento chilometri, quant’è lunga la frontiera con Turchia. Tutti immemori della Grande Muraglia. Dopo aver “prosperato”, l’Europa, l’Occidente, sull’odio del muro di Berlino. La memoria è corta, ma questo Occidente è proprio stupido – non è marcio, non è a fine impero, ma giusto perché è colmo di bombe atomiche.
Gli eventi costringono “la Repubblica” e il “Corriere della sera” il giorno dopo la Befana a un’impaginazione impressionante. A destra un caso di spionaggio industriale alla Renault spiega che l’auto francese è tutta puntata sull’innovazione, con oltre duemila nuovi brevetti nel 2010, e un investimento per la sola auto elettrica di cinque miliardi di euro fino a fine 2010. A sinistra il premier cinese designato Li Keqiang firma accordi per investimenti tedeschi per cinque miliardi di euro, quelli di Volkswagen e Mercedes centrati sulle tecnologie. Al centro, l’Italia domina la cronaca con la sfida di Landini alla Fiat.
Giogio Fedel, lo scienziato politico studioso del “linguaggio” di Berlusconi, ha accesso venerdì 7 al “Corriere della sera” per spiegare la demonizzazione del personaggio. Ne dà tre o quattro spiegazioni, ma trascura di dire la demonizzazione politica, di parte, minoritaria, e straccamente ripetitiva, giacché Berlusconi vince le elezioni - forse più italiani, e italiane, preferiscono un politico galante a uno che nega il sesso. Dimenticando quello che aveva scritto solo pochi mesi fa, nel pieno della stagione delle puttane d’opposizione, su altro giornale è vero: “Come dice Popper, il giorno della votazione è effettivamente il giorno del giudizio”. Il “Corriere” è meglio di una messa?
I giornali e periodici dell’economia fanno a gare a fine anno a offrire promettenti annuari: “Dove investire nel 2011”, “Come investire”, “Le migliori occasioni del 2011”. Di nessuna utilità, come ogni lettore può constatare – sono sterminati elenchi di fondi di ogni tipo, per la sola vanità dei gestori e per il loro budget pubblicitario. Dopo avere però speso cinque o dieci euro. L’economia degli affari, cioè dello sfruttamento, infetta anche la sua informazione.
Un fotografo diffonde una sua foto di Berlusconi con un’asta dei pantaloni impigliata contro il calzino. E trova chi gliela compra: i maggiori giornali. Una foto stile vecchio “Borghese” il settimanale neofascista. Ecco che cos’è il giornalismo oggi.
Berlusconi è fortunato che non si mette le dita nel naso. Nemmeno si gratta il sedere. E non mangia in pubblico – ma non avrà la dentiera?.
Fra i trenta manager che nel 2009 sono stati pagati più di due milioni di euro figurano due che hanno fatto praticamente fallire la loro società Pirelli Re (ceduta a poco prezzo), anzi figurano ai primi due posti: Carlo Puri Negri e Paolo De Conto. Al terzo posto viene uno che non ha fatto nulla, Montezemolo, presidente Fiat di rappresentanza. Al 26mo il presidente della Juventus Jean-Claude Blanc, nell’anno più disastroso della Vecchia Signora – che non compra calciatori per risparmiare… Doppia morale?
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