sabato 8 gennaio 2011

Pronunciamento contro Marcegaglia

Il silenzio fragoroso della Confindustria di Emma Marcegaglia sul referendum tra una settimana allo stabilimento Fiat di Mirafiori indigna molti piccoli dell’organizzazione confindustriale, soprattutto del comparto Federmeccanica. C’è nel Veneto, e anche nella Bassa Lombarda, chi vorrebbe raccogliere firme per una sorta di manifesto anti Marcegaglia.
La convinzione è vasta che Marchionne non soltanto è un manager capace, ma ha anche ragione. E che gli accordi speciali in deroga che chiede per il comparto auto sono effettivamente la sola soluzione per la sua sopravvivenza, e quindi di interesse sostanziale per il sindacato. Che se le rifiuta è solo per cieco pregiudizio ideologico o per le manovre politiche di suoi dirigenti – ambizioni di cui l’appoggio che a essi dà l’ex sindacalista Cofferati sarebbe una cartina di tornasole.
A questo punto il silenzio della presidente è giudicato connivente. Non si sa per quali ragioni, ma ormai si dà per scontato che Emma Marcegaglia voglia usare la Confindustria per uno sbocco politico. Come candidata del’Udc a capo di un governo di responsabilità o unità nazionale, oppure, nel caso di adesione dell’Udc al governo Berlusconi, a quella di vice presidente del consiglio. Tutte previsioni che si fanno per scherno, ma che concorrono alla voglia di pronunciamento.
Si verificherebbe un'inedita sintonia, se non allenza, tra i piccoli, da sempre avversi alle grandi imprese che comandano in Confindustria, e il prototipo dei grandi, la Fiat. Ma non contradittoria, seppure apparentemente contorta: i piccoli sono risentiti anche contro la sorda battaglia del loro giornale, "Il Sole 24 Ore", oltre che dei grandi editori come Bazoli e De Benedetti, contro Marchionne e la Fiat proprio e solo su questo punto, sulla flessibilità contrattuale. Non per altro motivo, non ne trovano altro, che le ambizioni politiche di Marcegaglia, sostenuta da De Benedetti e Bazoli.

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