L’avocazione delle indagini da parte di Bruti Liberati potrebbe portare a un ennesimo rinvio, ma per ora tutto porta a dire infine decisivo quest’ultimo scontro tra Berlusconi e i suoi giudici milanesi. Peggio del resto sarebbe se Bruti Liberati chiedesse un supplemento di istruttoria, e dunque un rinvio. Uno scontro decisivo non per la riforma della giustizia. Che Berlusconi continua ad annunciare a cadenza sempre più ravvicinata (ne parlava prima a ogni elezione, poi ogni anno, adesso ogni paio di mesi), ma per la quale non ha pronto un progetto né un iter di formazione e parlamentare. Ma nella lotta di potere in corso da quindici anni tra Berlusconi e la Procura: questa volta o vince l’uno o vince l’altro. La posta per il resto d’Italia è delicata, anzi pericolosa, ma uno degli ingranaggi dell’antipolitica che tiene il paese in soggezione dovrebbe infine saltare.
Da un lato accuse estreme, l’abuso di minori, la vendita di cocaina, il prossenetismo. Che porteranno a un sicuro rinvio a giudizio di Berlusconi, se il processo rimarrà a Milano. E anche alla sua condanna. Dall’altra c’è la politica: tre fatti politici che pesano a favore di Berlusconi. Uno è che pure questo processo, benché “decisivo”, è avviato sul sensazionalismo, con illegalità di ogni sorta, anche se si riducono benevolmente a “irritualità”. Illegalità che gli avvocati di Berlusconi non sanno far valere ma che porta i molti a dubitare della loro fondatezza – Milano è molto scossa negli ultimi mesi, ma più sull’operato della Procura.
Il secondo fattore politico è l’attacco all’euro sempre incombente: non se ne parla, ma non è scongiurato e anzi è nei fatti. Il previsto ricambio in Spagna tra Zapatero e il suo vice creerà nuove tensioni, anche perché l’immobiliare spagnolo è sempre più un “buco insostenibile”, da 350 miliardi. E dopo la Spagna, l’Italia senza governo sarebbe facile preda: l’obiettivo di scardinare l’euro è troppo ghiotto, e le difese apprestate non ne possono garantire l’integrità in presenza di un attacco al debito spagnolo e a quello italiano. Il caos monetario è un deterrente a favore di Berlusconi nell’Italia che conta. Specie tra le banche e i banchieri che controllano i giornali.
Il terzo fattore è che Berlusconi sarà comunque in sella, anche col probabile giudizio e la condanna per direttissima, alle amministrative dell’8 maggio, e ha più probabilità di vincerle che di perderle. Se si votasse oggi, Berlusconi guadagnerebbe Napoli e Cosenza. E potrebbe, attraverso il candidato “civico”, guadagnare anche Bologna e Torino, dove Chiamaprino non si può ricandidare e il partito Democratico è litigioso. A rischio, tra le piazze berlusconiane, è solo Trieste, dove l’uscente Dipiazza non può più ricandidarsi. Milano appare perplessa, ma più, questa volta, sull’operato della Procura – e comunque Letizia Moratti, che non ha mai sbagliato un colpo, e deve portare a termine l’avventura dell’Esposizione 2015, è ben cautelata. Negli altri 1.300 Comuni dove si vota non si annunciano terremoti rispetto alle ultime scelte. Eccetto che in Campania, e in minor percentuale in Puglia e in Calabria, dove le prevalenti giunte di centro-sinistra saranno ridimensionate,
Sarebbe la quarta volta (se si votasse oggi) che Berlusconi vince le elezioni di seguito da due anni e mezzo. Ciò renderebbe arduo al presidente della Repubblica Napolitano, che personalmente ha cattiva memoria degli scioglimenti delle Camere per via giudiziaria nel 1994 e nel 1996, di attivare elezioni anticipate. Sull’altro versante, Bruti Liberati al posto di Ilde Boccassini potrà assicurare un qualche rispetto delle procedure, ma non potrà arrestare la direttissima. E quindi questa volta si andrà a fondo.
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