Un omaggio inconsueto, per i lettori italiani, di molte foto e testi di autori diversi, Kristeva, che su Céline ha in centrato lo studio dell'abiezione, "Poteri dell'orrore", Arbasino, lo psichiatra Paolo Badellino, per i cinquant’anni della morte di Céline. Il quale certamente merita miglior sorte, come scrittore prima che come caso umano. La raccolta riproduce anche due testimonianze nuove per il pubblico italiano, quella di Marcel Aymé, che fu a lungo amico di Céline, e quella, ancora più rivelatrice, di Lucien Rebatet, uno dei condannati per collaborazionismo nel 1945, su Céline a Sigmaringen, la colonia degli sfollati francesi in Germania a fine 1944 – oltre ad alcune interviste dello scrittore, e a una polemica del curatore.
Céline merita sempre una lettura, le briciole comprese. Anche se il caso umano - l’antisemitismo dichiarato - monopolizza sempre l’attenzione. L’ultima novità sul caso Céline è che il governo francese post-gollista ha deciso di non ricordarne il cinquantenario della morte. Sempre s’impone il personaggio, anche tra chi ne sente la forza della scrittura, e l’attualità (onestà, verità). Ci sono e si ristampano grossi repertori di sue interviste – più che di Borges, che però era vanitoso. Che sono evidentemente lettura gradita, perché breve, urlata, gossippara. E molte biografie, ce ne sono in commercio almeno una diecina: Céline è lo scrittore più biografato. Anch’esse in qualche modo scandalistiche. Mentre si possono contare a memoria gli scritti critici, filologici, letterari, diacronici e sincronici, o anche solo un esame accurato della sua fertile corrispondenza, e della sua vera vita.
D'altronde è un dazio che s’impone: Céline si è voluto ed è scrittore realista. Delle “cose”, spiega nella fondamentale intervista a Zbinden (pp.175-185): visionario perché radicale – contro la guerra, contro il denaro, per i poveri, per la salute (bellezza), per la patria. E ne è vittima: la politica è esercizio di equilibrismo, e collettiva, non individuale - è passione radicale solo nel deserto, dove è inutile. Ci sono due tipi umani, dice: il voyeur e l’esibizionista. Chi osserva il mondo (“le cose”) e chi mette in mostra se stesso (psicologismo, memoria, flusso di coscienza, di parola, etc.). Céline ha preteso di parlare delle “cose”, non di tacerle, ha voluto mostrarci il mondo com’è, e questa passione ha pagato e paga. Anche se, quasi sempre, aveva ragione.
Si prenda ad esempio, ancora nell’intervista con Zbinden, l’Europa che non “ha sovranità”, cioè non è. Un tema di grande scienza politica, che Céline centra con acume: la sovranità è semplice ed univoca, è mentale e culturale prima che economica e politica, ed è etica. Non può cioè essere distruttiva, ingiusta, stupida. Né si salva col moralismo, appunto, con l’autoreferenzialità resistenziale. L’Europa oggi contesterebbe che non c’è, non solo nella politica e nella moneta, come si può vedere a uno sguardo anche casuale, ma nella cultura, nell’idea di se stessa. Il che è tanto più vero in quanto non se ne accorge nemmeno.
Andrea Lombardi, che ha creato e anima il sito celine.blogspot.com, un repertorio eccezionale nelle abitudini letterarie italiane, con spirito battagliero, ne lascia un’impronta anche in questa raccolta. Reagisce, anche lui confusamente, scompostamente, all’estremo conformismo di questi anni - eh sì, il dannato Céline di cui oggi in Francia è proibito parlare poteva invece andare in tv profusamente nel 1957, e nel 1961. Ma i celiniani si vogliono una setta, i Cahiers, etc., in lite col mondo, e questo non risolve e non aiuta.
Andrea Lombardi, a cura di, Louis-Ferdinand Céline in foto, Effepi, pp. 216 € 24
beh,astolfo,anche la storia della setta celiniana mi pare un po' conformistica.
RispondiEliminaQuanto all'europa,non è da nessuna parte.Puro artificio.
Il blog è very interesting e sopratutto senza tanta retorica.
linkato.
saluti