Sei miliardi quest’anno in bolletta, il costo di una “manovra”, per le fonti di energia rinnovabili: eolico, solare, fotovoltaico, bioetanolo. È il conto che il presidente uscente dell’Autorità per l’energia fa dei sovrapprezzi che il consumatore è tenuto a pagare per fonti di energia ritenute preziose perché ridurrebbero l’inquinamento e affrancherebbero l’Italia dalle importazioni. Nel 2010 il costo è stato di 3,5 miliardi. Negli ultimi dieci anni il maggior costo è stato di 23 miliardi. Senza effetti sull’ambiente o sulla bilancia dei pagamenti. E tra pratiche sicuramente corruttive, perché molta potenza risulta installata solo sulla carte, oppure installata ma non funzionante.
L’industria verde, o protezione dell’ambiente, si conferma essere la fonte privilegiata del sottogoverno: ciò che si è sempre saputo è ora cifrato e ufficiale. Le energie alternative sono peraltro uno dei filoni di una corruzione molto più vasta. Un altro è la depurazione delle acque. Che si paga anche quando l’impianto di depurazione non c’è, o non funziona: è una tassa, hanno stabilito i giudici. Poi ci sono gli infiniti adempimenti in materia di combustibili, del riscaldamento, delle automobili, di consumi elettrici e di gas, di sicurezza, che costano soldi e tempo, a tutti - a beneficio di una classe di tecnici di scarsa affidabilità, e comunque senza effetto per la proetzione ambientale. Il filone maggiore è naturalmente l’agricoltura biologica, organica, anti-Ogm. Una miniera, senza alcun costo. Che il consumatore paga direttamente al banco del fruttivendolo, e indirettamente attraverso il bilancio dell’Unione Europea. Ortis, del resto, ha reso pubbliche le cifre dopo aver lasciato l’Autorità, che da sola, e senza alcun beneficio per il consumatore, costa poco meno di un miliardo l’anno.
Quella verde è una corruzione diffusa, facile, garantita. E non solo legale ma apprezzata: politicamente corretta e anzi avanzata.
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