mercoledì 16 febbraio 2011

La giustizia è politica a Milano

Poiché, quando si farà il processo a Milano, Ferrarella negherà, è bene conservare questa aperta confessione di ipocrisia, in prima pagina sul “Corriere della sera”: “Se l’inchiesta (di Ruby, n.d.r.) è «una farsa» e «una vergogna», allora il presidente del Consiglio ha in mano un’arma formidabile e fulminea per far saltare il banco dell’accusa già prima dell’inizio del processo fissato al 6 aprile: chiedere di andare subito a sentenza scegliendo il rito alternativo del «giudizio abbreviato»”. Berlusconi, se si ritiene innocente, deve farsi giudicare. Cioè condannare.
Ma tutto il pezzo merita di essere conservato:
http://www.corriere.it/politica/11_febbraio_16/Le-prove-gli-indizi-e-la-sfida-della-difesa_a680f19a-3995-11e0-bd09-192dc2c1a19a.shtml
È possibile che solo Ferrarella non sappia che a Milano i giudici fanno ciò che vuole la Procura? Cioè, si limitano a sancira le condanne. No, perché non è un fesso: chi crede alla terzietà dei giudici? Lui poi lo sa meglio degli altri, perché è un giornalista della Procura.
Anche Sergio Romano invita Berlusconi a farsi condannare: “Accettare il giudizio”, lo consiglia solennemente nel commento. A Mosca non lo avrebbe consigliato a nessuno. E in che cosa Milano differisce da Mosca? Che la corruzione vi è libera. Per il potere del denaro, che, diceva il dottor Schacht, il banchiere di Hitler, ha natura magica (“la magia del denaro sta nella sua natura proteiforme”). È così che la giustizia si vuole a Milano politica, dai tempi di Sofri, e democratica: ladri acclarati di miliardi non si indagano, si ascoltano liberamente i telefoni di tutti, specie degli avvocati, i Procuratori della Repubblica passano più tempo con gli editori e i signori del denaro che nei loro pur lussuosi uffici, e i nemici si confezionano a loro piacimento. Si sono sempre fatte stragi impunemente a Milano. La città è contagiosa.

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