sabato 26 febbraio 2011

Il mondo com'è - 57

astolfo

Cina – Se la storia va, come vuole Hegel, da Oriente a Occidente: 1) la Cina è oggi la punta estrema dell’Occidente, 2) con la Cina l’Occidente ha chiuso il giro del mondo, 3)la storia riprende da Oriente.

Femminismo– Per i “Tantra” è l’epoca della dissoluzione: nell’ultima delle quattto età,l’ “età oscura, la divinità femminile prima “dormiente” si desta, “completamente sveglia”, e diventa egemone, simbolizzando la potenza elementare e primigenia del mondo, la sessualità e una ritualità orgiastica, e una forza distruttiva e “attivamente dissolutrice”. Il tantrismo che pure è più propriamente “shaktismo”, il culto dell’aspetto femminile e dinamico della divinità.

Globalizzazione – Si chiama globalizzazione perché unifica il mondo, porta al maincurrent l’Asia, con il Pacifico e l’America Latina. Ha anche una connotazione sociologica, detta volgarmente pensiero unico, come di un mondo tenuto insieme dentro una sorta di globo. Ma è in realtà attraversata da concorrenzialità acute. Non nemiche come nel Novecento, tra nazismo, comunismo e mondo libero. Ma forse più eversive. C’è l’Asia, di nuovo, nel mondo. Non c’è più l’Europa. L’Europa potrà forse reinserirsi, sta cercando, ma nella globalizzazione è cessato il suo ruolo tradizionale - e ormai il suo Dasein.- d’innovazione e egemonia, da Colombo al comunismo, cinque secoli. L’Atlantico torna quello che era, una sorta di muro divisorio.

Governo – Il potere invisibile delle democrazie, l’unico che si possa esercitare, non è più democratico. Quando la funzione di governo non si può esercitare dichiaratamente – si espone al massacro – e deve navigare surrettiziamente. Il parlamentarismo, l’unica forma politica della Rivoluzione repubblicana del 1789, fa lo sgambetto alla democrazia, cancellando la politica progettuale.

Nazionalismo – A.Finkielkraut l’etnologia fa scadere, per essere antirazzista, nel relativismo culturale. Quindi nella controrivoluzione (la cultura è tutto, non interessa il contratto sociale) e nel nazionalismo – nel nazionalismo etnico che ha portato al dissolvimento dell’Occidente (dell’Europa, forse?).
Ma l’unico movimento antimperiale, e per ciò stesso di liberazione, riuscito in questo lungo dopoguerra, il Vietnam, si basa sul nazionalismo. Un nazionalismo etnico, compattato sì dalla storia, che però è recente, coloniale. E di più da un’ideologia, il comunismo. Che ha generato un movimento di massa, totale, convinto.

Occidente – Colpa e senso di colpa dell’Occidente sono in René Guenon, nella laicizzazione del mondo cinque secoli fa, cioè agli inizi dell’Occidente. Per il resto la civiltà occidentale è materiale come tutte le altre – la tecnica si è formata in Oriente. A Occidente s’è sviluppato l’individuo, ma con l’autocoscienza che induce i sensi di colpa. Di colpe non è indenne naturalmente l’Oriente. Ma di sensi di colpa?
Con Foucault si può trovare l’origine del senso di colpa nella preminenza del coté giuridico (“Microfisica del potere”, 15), definito difensivo o negativo, emerso con lo Stato moderno per ridurre la riottosità feudale, la dissoluzione. Lo Stato interviene perché l’Occidente aveva già i saperi (tecnica, sessualità) per esercitarsi all’accumulazione.
Ma questo è l’Ottocento, acquisitivo, coloniale – di cui il Novecento è l’acme. E perché l’espansione (la tecnica, il sesso) ha valenza positiva e il diritto (la libertà) negativa? È questa libertà che ha portato confusione semmai che ha portato l’Occidente in errore, e si può supporre all’origine del senso di colpa.

Politica– Il potere persuasivo (costruttivo) della politica è legato al sapere: Montesquieu nota che l’uomo riconosce la propria natura se gli viene mostrata, la perde se gi viene occultata.
Machiavelli invece dice: “L’odi s’acquista così mediante le buone opere, come le triste; e però volendo uno principe mantenere lo Stato,è spesso forzato a non essere buono”. È la “qualità” del potere anche per Lenin e Trockij, i fondatori del bolscevismo. Ma senza effetto, come si sa.
Il potere (la politica) non necessariamente è (deve essere) demoniaco. Il potere è cattivo in varie sue forme, tirannica, totalitaria, patrimoniale, classista, e per errore anche nelle democrazie perfezionate. Ma ha valenza positiva. E non per cinismo, hobbesiano o machiavellico, ma per il disincanto dolente che è in Hobbes e in Machiavelli: per il bisogno (la necessità) della politica. Senza contare che la tirannia, fascista, nazista, terzomondista, può essere consentanea e perfino plebiscitaria.

Pubblico – Per Guicciardini, “Ricordi”, n.93, che lo Stato (il principe) svolga attività economiche (“mercatantìe, monopoli e altre cose meccaniche”) è un delitto “lesi populi”.

Radicalismo – Quello di destra ha gli stessi motivi di quello di sinistra: pauerismo, negazione della storia, negazione della convenzione. E talvolta gli stessi uomini: Céline, Ionesco, Cioran, a suo modo anche Evola. Ma sostituisce al nichilismo la tradizione, lp’eroe, i “valori”. Con un’incongruenza in più: l’esito positivo. È questo che ne fa la cattiveria.
Il radicalismo di destra è violento anche quando è pacifista (Céline), perché approda all’irrisione e al’intolleranza. Non riesce a ricomporsi (gli odi a catena di Céline: contro la guerra, la democrazia, il comunismo, il fascismo, i francesi del’onore e della patria a Sigmaringen, i tedeschi in “Nord”) perché rimescola i rifiuti della storia con furia, con passione. Il radicale di destra non è dandy, è impegnato, e fatalmente resta preda della mediocrità disprezzata. È la condizione (condanna) “piccolo borghese”?

Vincono gli estremi, o la tolleranza? Le creste, o l’onda bassa? Il radicalismo o le mezze misure? La storia va avanti con le spinte, e poi si adagia.

Repubblica – È un’altra Italia, completamente nuova: cattolica, comunista, popolare, molto democratica. è un rivolgimento rispetto all’Italia risorgimentale, durata fino a tutto il fascismo, nei linguaggi, nelle tematiche.
Nuoci ceti, nuovi interessi, nuovi modelli intellettuali irrompono. Il Risorgimento è un reliqyato notabilare, la Repubblica è operosa, creativa, menefreghista, nuovamente avventuroa, molto curiosop, democratica, populista (è la Rai strappacuore). Sono cadute anche le vecchie finzioni, i tre poteri del liberalismo ante 1789, la res publica super partes, il patriottismo obbediente e assoluto, le gerarchie. Sostituite dalla prima, vera, ideologia nazionale, il capitalismo – il challenge, il business, il consumo. La res publica della Repubblica è la ricchezza.

Riforma – In realtà non è lontana dalla Controriforma. Anche il Nord luterano (e in parte pure quello calvinista, il pietista) è bigotto: si vede in Germania, Scandinavia, Svizzera, Olanda. Mentre Milano e le città lombarde, le più controriformiste d’Italia, con i Borromeo e dopo, sono sempre state le più attive città capitaliste. Lo si avverte anche negli scrttori “padani”, da Manzoni a Umberto Eco. Ripensare (rovesciare) Max Weber, le sette e il capitalismo naturalmente si può, e forse è anche “vero”.

Rivoluzione – Marat muore promesso sposo ufficiale alla fidanzata Simone Evrard, che però egli aveva già sposato “alla luce del sole, al cospetto della natura” (Michelet, “Le donne della Rivoluzione”, p. 121). La rivoluzione è forte, più che dell’utopia, della sua apparente razionalità perfetta.

astolfo@antiit.eu

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