martedì 22 febbraio 2011

La rivolta in Libia era un colpo di Stato

La rivolta di piazza in Libia, molto ritardata rispetto alla sollevazione delle popolazioni arabe dopo la “protesta del pane” a Tunisi, e limitata, si è innestata su un colpo di Stato, preparato da tempo da militari, alti funzionari e diplomatici in dissenso col regime. E con la collaborazione, se non è stata iniziativa, di servizi segreti stranieri, probabilmente inglesi. La presa del potere sarebbe fallita però a Tripoli, dopo essere riuscita a Bengasi, malgrado i rivoltosi avessero già occupato alcune sedi importanti del potere nella capitale. L’ordine di usare le forze armate per la repressione e di colpire senza limitazioni sarebbe venuta da Gheddafi quando, dopo la rivolta apparentemente spontanea di Bengasi, i capi della cospirazione si sono manifestati a Tripoli. La ex Cirenaica, attorno a Bengasi e Tobruk, è ora off limits perché in mano a militari ribelli.
È questa la valutazione più certa che le diplomazie si danno degli scontri cruenti nel paese nordafricano. C’era il sentore che i dissensi all’interno del regime nei confronti di Gheddafi si fossero acuiti e organizzati da almeno quattro mesi. Con la collaborazione, se non su istigazione, dei servizi segreti inglesi, su indicazione del nuovo governo conseervatore, con base operativa a Malta.
Da allora le missioni di cooperazione sono state diradate o rinviate. Nuove iniziative sono state rallentate o scoraggiate. Le stesse aziende che hanno personale in Libia se ne sarebbero rese avvertite, e hano tenuto il personale al minimo. Mentre Gheddafi avrebbe seguito la sua politica tradizionale di lasciare gli avversari manifestarsi. L’ampiezza e la determinazione dell’opposizione, unite alle manifestazioni dei giovani, non gli avrebbe però consentito il metodo tradizionale della prevenzione, seppure con mano dura.
L’abbandono della Libia da parte di alcuni ufficiali dell’esercito e della marina sarebbe la conseguenza del mancato rovesciamento di Gheddafi a Tripoli. Anche se l’opposizione non si dà per vinta. Materiale propagandistico che era stato già distribuito alle grandi agenzie di stampa internazionali è stato da queste ritirato o abbandonato.
La guerra delle immagini farebbe parte del contorno internazionale del golpe. Il coinvolgimento dei servizi britannici, seppure c’è o c’è stato, avrebbe una lunga tradizione. Gli agenti britannici da sempre considerano la Libia campo di esercitazione: dopo aver creato re Idris nel dopoguerra, lo hanno sostituito con Gheddafi, da loro istruito a Sandhurst, nel 1969, e contro Gheddafi, nazionalista e nazionalizzatore, hanno tentato due anni dopo di montare una sollevazione a partire dall’Egitto di Sadat, con avamposto Bengasi, sotto l’egida del Principe Nero, il figlio di Idris - Principe Nero è un personaggio di Conan Doyle, nonché figlio di Edoardo III, il re d’Inghilterra che si disse re di Francia, e per lui scatenò la guerra dei Cent’Anni, vincendo a Poitiers. Nel 1971 le armi e i mercenari del golpe furono bloccati, si disse, a Trieste, dal generale Miceli, capo del Sid, su disposizione dell’onorevole Moro, ministro degli Esteri. Il ritorno dei conservatori al governo a Londra avrebbe riattivato i servizi britannici nel Medio Oriente - oltre che in Libia, anche nell’Oman e a Bahrein.

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