La rivolta di piazza in Libia, molto ritardata rispetto alla sollevazione delle popolazioni arabe dopo la “protesta del pane” a Tunisi, e limitata, si è innestata su un colpo di Stato, preparato da tempo da militari, alti funzionari e diplomatici in dissenso col regime. E con la collaborazione, se non è stata iniziativa, di servizi segreti stranieri, probabilmente inglesi. La presa del potere sarebbe fallita però a Tripoli, dopo essere riuscita a Bengasi, malgrado i rivoltosi avessero già occupato alcune sedi importanti del potere nella capitale. L’ordine di usare le forze armate per la repressione e di colpire senza limitazioni sarebbe venuta da Gheddafi quando, dopo la rivolta apparentemente spontanea di Bengasi, i capi della cospirazione si sono manifestati a Tripoli. La ex Cirenaica, attorno a Bengasi e Tobruk, è ora off limits perché in mano a militari ribelli.
È questa la valutazione più certa che le diplomazie si danno degli scontri cruenti nel paese nordafricano. C’era il sentore che i dissensi all’interno del regime nei confronti di Gheddafi si fossero acuiti e organizzati da almeno quattro mesi. Con la collaborazione, se non su istigazione, dei servizi segreti inglesi, su indicazione del nuovo governo conseervatore, con base operativa a Malta.
Da allora le missioni di cooperazione sono state diradate o rinviate. Nuove iniziative sono state rallentate o scoraggiate. Le stesse aziende che hanno personale in Libia se ne sarebbero rese avvertite, e hano tenuto il personale al minimo. Mentre Gheddafi avrebbe seguito la sua politica tradizionale di lasciare gli avversari manifestarsi. L’ampiezza e la determinazione dell’opposizione, unite alle manifestazioni dei giovani, non gli avrebbe però consentito il metodo tradizionale della prevenzione, seppure con mano dura.
L’abbandono della Libia da parte di alcuni ufficiali dell’esercito e della marina sarebbe la conseguenza del mancato rovesciamento di Gheddafi a Tripoli. Anche se l’opposizione non si dà per vinta. Materiale propagandistico che era stato già distribuito alle grandi agenzie di stampa internazionali è stato da queste ritirato o abbandonato.
La guerra delle immagini farebbe parte del contorno internazionale del golpe. Il coinvolgimento dei servizi britannici, seppure c’è o c’è stato, avrebbe una lunga tradizione. Gli agenti britannici da sempre considerano la Libia campo di esercitazione: dopo aver creato re Idris nel dopoguerra, lo hanno sostituito con Gheddafi, da loro istruito a Sandhurst, nel 1969, e contro Gheddafi, nazionalista e nazionalizzatore, hanno tentato due anni dopo di montare una sollevazione a partire dall’Egitto di Sadat, con avamposto Bengasi, sotto l’egida del Principe Nero, il figlio di Idris - Principe Nero è un personaggio di Conan Doyle, nonché figlio di Edoardo III, il re d’Inghilterra che si disse re di Francia, e per lui scatenò la guerra dei Cent’Anni, vincendo a Poitiers. Nel 1971 le armi e i mercenari del golpe furono bloccati, si disse, a Trieste, dal generale Miceli, capo del Sid, su disposizione dell’onorevole Moro, ministro degli Esteri. Il ritorno dei conservatori al governo a Londra avrebbe riattivato i servizi britannici nel Medio Oriente - oltre che in Libia, anche nell’Oman e a Bahrein.
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