Bruti Liberati, il Capo della Procura di Milano, ha potuto fare per dieci giorni, ogni giorno, un annuncio del tipo: richiederemo il giudizio per Berlusconi, forse domani stesso. Che è una forma di condanna. Alternandolo, perché non cadesse nella disattenzione: un giorno lo ha rinviato per concussione, un giorno per traffico di minorenni, un giorno per tutt’e due i reati. Senza scandalo per nessuno, a Milano, al Csm.
A Milano un effetto il Procuratore l’ha prodotto: il “Corriere della sera” ha scoperto oggi “la notizia che crea il fatto”. Quando scoprirà la notizia che crea il danno?
A scoprirlo è peraltro, al giornale che è la coscienza del giornalismo, l’ex direttore Ostellino, da tempo “liberale allo zoo”, specie protetta – che l’“altra metà del cielo” a via Solferino vedrebbe comunque volentieri in manette, anche senza minorenni.
Napolitano, ex ministro dell’Interno, e Maroni, titolare ora del dicastero, dicono “inammissibili, preoccupanti”, le violenze nelle manifestazioni politiche. Ma il giudice di Milano subito scarcera i violenti. È ancora una volta il vecchio schema, dopo l’autunno caldo del 1969 a Milano: la polizia ferma i futuri terroristi, i giudici pronti li liberano. Seppure con la distinta percezione che la seconda volta della tragedia finisce in commedia – è una consolazione che i giudici milanesi non si siano inventati altro per distruggerci, in quarant’anni.
È però vero che Maroni, lombardo e leghista, ha successo a Sud e non a Nord. Che la lotta alla mafia è più produttiva (efficace, incisiva) di quella a “Milano”, alla violenza endemica della città: politica, finanziaria, di opinione pubblica.
Alla manifestazione milanese sabato contro Berlusconi due signore, una mamma e una zia, portano un bambino. Che gli organizzatori esibiscono sul palco. Il direttore dell'“Unità”, Concita De Gregorio poi ne farà l'elogio. E in effetti la tradizione è quella, dei bambini Morosov inventati da Stalin. Il cui compito era di denunciare i padri, non le madri.
C'era poca gente sabato a Milano contro Berlusconi. Malgrado vedettes di grido, come Eco e Saviano. Ma le cronache non lo dicono.
Ne aveva raccolti tre e quattro volte di più Borrelli dieci anni fa. Un Procuratore attira più delle vedettes televisive? Bisognerebbe dirlo alle vallette-veline-showgirls-minorenni.
O è perché Saviano dice cose di questo tipo: “Chiunque si espone pubblicamente sa che pagherà un prezzo in termini di diffamazione, di delegttimazione”. Per esempio Berlsuconi?
Nessun dubbio che il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo non avallerà il processo immediato per Berlusconi. In altro sistema giudiziario il dubbio sarebbe d’obbligo, a Milano no.
I tempi sono stati scelti anche per far attendere Berlusconi al giudizio immediato da due suoi nemici dichiarati, i giudici Nicoletta Gandus oppure Oscar Magi.
Scomparse a Milano, le foto del Berlusconi nudo riappaiono a Napoli. Quando si dice le coincidenze – questo sito lamentava or non è molto il mancato collegamento di Berlusconi con la Gomorra che l’ha arricchito.
Non ricompaiono a Napoli le foto, ma i Procuratori e i loro giornalisti in cerca delle foto. Si può anche dirla così: esclusa la Procuratrice Boccassini, napoletana a Milano, dalla ricerca, la ricerca è stata riaperta dai Procuratori napoletani di Napoli. Sempre “Milano chiama, Napoli risponde” è, l’accoppiata che governa l’Italia. E questa è la giustizia: deposti gli ermellini della inaugurazioni, nell’ananke quotidiana si vuole nuda.
Lo schema però è sempre lo stesso: il giorno dopo scompare la notizia del giorno prima, scacciata da un’altra notizia. Scompaiono le foto e compare una prostituta. Poi scomparirà la prostituta e apparirà la droga. Poi scomparirà la droga e apparirà la camorra, etc.
La puttana, per darle peso, la si fa telefonare affannosamente a mezza Italia, mentre viene intercettata. E questo “il Mattino” e il “Corriere della sera”, che ce lo raccontano, dovrebbero risparmiarcelo: si sputtanano anche loro dovendo il giorno dopo pubblicare la rettifica di coloro che non hanno avuto il commercio vantato dalla puttana. Senza vergogna?
“Mafia pronta a un nuovo affondo”, annuncia il Procuratore di Palermo Ingroia domenica sul “Sole 24 Ore”: il passaggio alla terza Repubblica sarà una fase ad alto rischio, e il latitante Matteo Messina Denaro potrebbe diventare il regista di una nuova stagione stragista. Ma il Procuratore non dice che strage si prepara, o chi glielo ha detto, né cosa sta facendo per impedire questa catastrofe. E c’è una Terza Repubblica?
Il Procuratore di Palermo non sembra nemmeno preoccupato, nella bellissima foto a colori che illustra la pagina. L’Italia, dice a Galullo, inviato del giornale milanese, è una Repubblica fondata sulle stragi. Dei padroni, cioè del “Sole”? O di chi altro?
Il “Corriere della sera”, che si fregia di regalare ai lettori i classici del pensiero libero, e fa due pagine per Padoa Schioppa, l’ultimo uomo libero, cioè onesto, con se stesso e quindi con gli altri, confina sabato Piero Ostellino a un colonnino, tra le lettere. Che osa dire la violenza della Procura di Milano, nelle perquisizioni, nelle indiscrezioni - che non usa più nemmeno al Cairo. Liberali si vogliono ma di qualche secolo fa.
Morganti fa la partita anche tra Palermo e Juventus, dopo quella tra Lazio e Roma a novembre. Con tre errori ogni volta, tutti per la stessa squadra, il Palermo e la Roma, in modo cioè che siano condizionanti. È il miglior arbitro su piazza, quindi sa quello che fa.
Con uno così autorevole si può vincere molto, scommettendo. Per questo forse non lo si denuncia – la scuola di Collina e la scuderia sono sempre solide. Altrove il signor Morganti non avrebbe arbitrato più. Anche senza le intercettazioni.
Non c’è la prova tv per gli arbitri? C’è, ma non vale, il gioco arbitrale è superiore. Risponde ai Massimi Sistemi.
“Ingrato, gli ho pagato vent’anni di studio legale”: Antoine Bernheim, a lungo protettore di Sarkozy, si scaglia nelle memorie contro il suo protetto, benché presidente della Repubblica. Senza meraviglia, se ne riferisce anzi senza scandalo, come di normale amministrazione, che un uomo di finanza si crei un capo-partito e un presidente della Repubblica. Perché la politica è così, e semplice. In Francia naturalmente.
Un sindaco donna che a Milano si occupa di trovare, ristrutturare e assegnare abitazioni decenti ai padri separati dice molto. Non però per la legge, o i giudici, i quali hanno creato questi paria, e continuano indisturbati ad accrescerne le fila.
Aldo Nove celebra su “Repubblica” il “vivere vintage – la nostalgia come forma culturale”. Di chi? Un tempo si diceva della borghesia, con disprezzo. Oggi è patente di nobiltà?
Si perquisisce l’ufficio, l’abitazione, i cellulari, la persona stessa di un onorevole membro del Csm. Su indicazione di due testimoni che l’avrebbero visto frugare in carte segrete. Che invece non ci sono. Si perquisisce in realtà su intercettazioni telefoniche, operate senza alcun indizio di reato. Ma non c’è scandalo, Milano lo può fare, Tace pure il consesso dei magistrati, che parla per ogni quisquilia. Così come i suoi augusti patroni, dal vicepresidente Vietti in su.
La Procura di Milano li tiene per le palle? Magari sono solo incapaci: lottizzati per essere inetti.
Elisa Benedetti può morire di freddo a Perugia, dopo avere chiesto aiuto per mezz’ora al 118 – esattamente per ventisette muniti, che sono un tempo enorme al telefono, spropositato a un numero di emergenza. Nel suo caso non si sono attivate le cellule Telecom, le reti, la tracciabilità. Non era berlusconiana.
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