astolfo
America – Il crogiolo esalta i vari componenti. Quelli d’America sono iperitaliani, iperspagnoli, ipertedeschi, iperinglesi, ipergrechi o russi.
Non sono però iperafricani.
Andreotti - Ha sempre attirato le mosche, un po’ come oggi Berlusconi. Devono emanare un odore inconfondibile.
Antisemitismo – Parossistico tra le due guerre, soprattutto fra il 1918 e il 1921, e solo adesso si può dire: la psicosi del complotto si alimentata al sommovimento sociale, catastrofico, con la caduta dei tre imperi, e il gran numero di ebrei rivoluzionari. Come se “I protocolli dei savi di Sion” si fossero realizzati.
Dei “Protocolli” Kipling nel 1919 diceva: “È propaganda germanica, ma tutto è avvenuto come essi predicevano” – propaganda germanica, si noti, prima di Hitler, e non russa.
Si può dire uno dei fenomeni stupefacenti della storia anche per questo, perché è costante e generale, ovunque ci sono state comunità ebraiche - anche in Africa e, checché ne dica l’ebraismo, nei paesi arabi e islamici – e non risponde a una minaccia. È la persecuzione, costante, cattiva, di un popolo disarmato e in nessun modo minaccioso. Solo quando si sono armati, con Israele, e sono diventati a loro volta oppressori, gli ebrei sono stati rispettati e sono perfino amati. Questo significa che la debolezza, non la violenza, è una colpa.
Si esercita non fra simili – fra poveri e emarginati – ma quando una potenza,o sociale o principesca, intende esercitarlo. Non è quindi un odio che nasce dalla miseria ma un segno della potestà. Talvolta è legato alla crisi, ma a quella che segue i periodi grassi, o di aspettative grasse. È un puro esercizio di cattiveria, una sorta di tiro a segno, un punching-ball.
Trova già tutto pronto nei Vangeli. Negli ebrei evangelisti che accusano i compatrioti correligionari di non capire, o accettare, Gesù. Il vocabolario derisorio è dei Vangeli: gli ebrei vi sono mercanti nel tempio, farisei, ingrati, le loro donne fanno figli di Giuda, eccetera.
Capitalismo - Ancora sulla confusione (che si fa in Italia) su Weber, le sette, il capitalismo, la Riforma: in molto calvinismo non c’è la banca, anche in quello luterano. E il thrift è fine a se stesso. L’opposto del capitalismo, che è la moltiplicazione del capitale.
Il problema delle origini in rapporto alla religione nasce dalla confusione tra capitalismo e liberalismo, inopportunamente appaiati dalla dottrina liberale. Il capitalismo è il capitale, cioè la riproduzione (crescita) del denaro. A questo la chiesa è stata storicamente più favorevole che non le sette.
Diverso l’atteggiamento verso il liberalismo, dottrina dell’autonomia politica, o della responsabilità individuale: la chiesa, che pure professa la dottrina e della fede individuale, diffida dell’individualismo politico. Libertà dal bisogno sì (il capitalismo oggi si qualifica come uso del denaro per promuovere la prosperità, il benessere), libero giudizio no.
È “cattolico” e italiano, oltre che per esserlo stato all’origine storicamente, perché congiunge il risparmio all’uso del denaro (investimento) e al consumo: i tre lati del teorema del capitalismo. Il thrift da solo è sterile. L’economia del lusso (Sombart) e del vizio (Mandeville), o della spesa suntuaria, in eccesso sullo stretto bisogno, è principio attivo del capitalismo, e fu molto vivace antitutto in Italia, perché per prima urbanizzata, sia nell’epoca delle signorie (Burckhardt) che in quella delle repubbliche. Max Weber conosceva Burckhardt, e ha presente i limiti del thrift.
Il problema va forse posto così: la chiesa, che l’ha inventato, è spaventata dei suoi eccessi o comunque se n’è vergognata. Da qui il pauperismo ricorrente, e il massimalismo anticapitalistico. Perché la chiesa riflette sempre in termini assolutizzanti. I protestanti, che l’hanno adottato, lo usano, semplicemente.
Cattolicesimo – La chiesa non si è ancora riavuta dalla Riforma, è sempre in difesa sotto gli attacchi concentrici delle altre religioni e della altre confessioni (islam, ebraismo, ortodossia, luteranesimo, calvinismo), come ai tempi del “complotto gesuitico”. Le viene rimproverato ancora l’antisemitismo, con Galileo, Pizzarro e Torquemada. Si fa una lettura risibile sul ruolo delle sette nello sviluppo del capitalismo, con l’appoggio distorto di Max Weber, perfino nel fatto inoppugnabile che il capitalismo è – è stato – per prima cattolico.
Ciò si riflette curiosamente sull’Italia. Sull’immagine che all’Italia si dà nelle capitali del protestantesimo, che a sua volta si riflette sull’immagine che gli italiani si fanno di se stessi. In termini di mentalità e organizzazione capitalistica, intelligenza scientifica, organizzazione sociale, capacità progettuale e realizzativa, sentimenti (lealtà, onore, violenza, affetti), gli italiani volentieri si flagellano e si diminuiscono. I francesi, un Mitterrand per esempio, combinano i peggiori raggiri politici nel nome del “fiorentinismo” (florentin sta in francese per intrigante), derivato da una regina che li ha salvati e per questo non è amata – nessuno ama i benefattori. I confusionari tedeschi si attribuiscono capacità organizzative eccezionali, che invece derivano dalla soggezione supina, che è il loro quotidiano atto di contrizione per l’anarchismo invincibile.
Comunismo - Non è, non sarà stata, una chiesa ma una comunità sì. Paolo Spriano che scrive di Italo Calvino, e viceversa: un’amicizia cementata dall’ideologia. Bene intenzionata. Bene indirizzata. Dagli esiti perfino buoni, Anche se si esalta dell’unicità (esclusività). È una forza: aiuta a vivere, a scrivere, a ritrovarsi, a prosperare. Consente perfino di fare un gioco delle tre carte rispetto al partito: di registrare come un fatto inevitabile la discrasia tra il foro interiore di libertà e l’impegno nel Partito, di essere centralisti e soggettivi, di scrivere liberamente e identificarsi con la turpe “Rinascita” degli anni Cinquanta (Pavese, Vittorini, Pasternak, etc.). E non è comune nel mondo, dove prevale l’invidia e la depressione.
Ma, se fosse al Sud, sarebbe omertà?
Sessantotto – Ha liquidato l’avanspettacolo. Lo ha portato in piazza, sbracato, specie le donne, folli. In un primo momento, però, aveva migliorato le donne: una gran bel fantasticare!
Violenza – Gli Usa la impongono in tv: sono almeno una dozzina le serie tv basate sulla violenza esibita. Una violenza diffusa e anzi normale, non più quella isolata tradizionalmente in casistiche particolari. Più volentieri recidiva (il serial killer) e quasi obbligata. È la ragione per cui l’America ha cattiva immagine? Il paese delle opportunità che veicola la sudditanza psichica. Oppure è la ragione profonda della potenza Usa, quel riconoscere, sotto la civiltà delle forme e il senso civico delle masse americane, la vitalità dell’istinto di sopraffazione? O è una corrente sotterranea, da “fine di civiltà”, che riconosce e introna il diavolo? E che legame c’è fra il trionfo dell’Occidente e quello del Maligno?
Vittorianesimo – È l’emergere della piccola borghesia – è l’età dell’umidità e delle tendine alle finestre (V.Woolf, “Orlando”).
Perché la “classe media”, o piccola borghesia, è moralista? I grandi borghesi non sono moralisti, né i grandi burocrati (grandi scuole, grandi club). Operai e contadini nemmeno. Il salario non c’entra: non c’è mai stata comunione di niente (amori, cibo, divertimenti, giochi) fra operai e impiegati, fra artigiani o imprenditori e dipendenti pubblici – se non oggi nei centri commerciali, nel livellamento attraverso i consumi. Cosa fa allora, cosa faceva, la piccola borghesia: impiegati e negozianti, uomini d’ordine e piccolo commercio?
E ancora: solo in Europa e nei luoghi a tarda dominazione europea (America Latina, Africa, Asia meridionale). Negli Usa il burocrate, per quanto importante, è ininfluente: il liberalismo americano, per quanto democratico, squalifica il burocrate. Il liberalismo inglese al contrario, dell’“uomo giusto al posto giusto”, e il dirigismo francese premiano l’uomo dell’ordine, in retribuzione, potere, onore di ceto. Un sistema onnicomprensivo: la rivolta contro lo status britannico dell’ordine costituito è avvenuta a opera della Thatcher, cioè della prima moralista – e sempre a causa dell’umidità (S. Rushdie, “Versi satanici”).
astolfo@antiit.eu
mercoledì 16 marzo 2011
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