Non ha partecipato alla riunione a tre Clinton-Sarkozy-Cameron. Forse perché non invitato, benché l’Italia sia il fronte della guerra. Forse perché non ha voluto. Ha parlato invece sia con Clinton che con Cameron. Non con Sarkozy perché lo conosce, e sa anche che la guerra dei servizi segreti francesi è in realtà all’Italia. Ma alla fine non può che dire: “L’Italia non si è potuta astenere come la Germania perché è in prima fila”. Che vuol dire: per controllare in qualche modo gli affreux di Sarkozy. Ma soprattutto vuol dire: “Non posso”. La decisione essendo stata già presa da Napolitano.
Era grande lo sconforto di Berlusconi nel viaggio di ritorno da Parigi. Per essere stato giocato, ritiene, dal presidente della Repubblica. E non protetto da due ministri che più volte ha detto incapaci, La Russa e Frattini. Non protetto nemmeno contro le gerarchie militari, che schiumano per doversi sottomettere ai francesi spacconi. E sempre più convinto che De Gennaro, il “suo” capo dei servizi segreti, da lui personalmente protetto per i fatti di Genova e dopo, faccia il doppio gioco, passando informazioni a giornalisti e politici avversi.
Ma il fatto che un’azione così scoperta dei servizi francesi e inglesi, come quella in Libia, e antitaliana, non sia stata nemmeno segnalata è all’origine dell’incertezza, oltre che della solitudine, di Berlusconi. Il capitolo De Gennaro è delicato perché il prefetto fa capo a Gianni Letta, di cui Berlusconi ritiene di non poter fare a meno.
Nessun commento:
Posta un commento