Hanno bombardato la popolazione del Bahrein e dello Yemen, e ora sono pronti a bombardare i libici. In Bahrein e nello Yemen contro le dimostrazioni di piazza, in Libia contro il dittatore che non vuole manifestanti in piazza. Non a bombardare propriamente la Libia, ma a offrire servizi e logistica. È la nuova politica della Lega Araba, dei due paesi dominanti, l’Egitto di Tantawi e l’Arabia Saudita, ai quali in particolare uno Yemen politicizzato dà le convulsioni. Che dà il senso del rivolgimento in corso: un riassestamento delle posizioni.
Non c’è nessuna democrazia in ballo e nessun rivolgimento politico popolare nel mondo arabo. Ma un’insorgenza della trama ormai tradizionale di doppi e terzi giochi. Con poco sangue sparso, almeno finora, e molta ammuìna, si sarebbe detto nell’esercito borbonico: manovre finte, politiche e militari. L’effetto è una stabilizzazione vecchio stile, di quelle cui il mondo arabo è da sempre abituato, con nuovi capi.
L’Egitto di Tantawi è più duro e monocratico di quello di Mubarak. E non ci sono elezioni in vista, non con El Baradei o altri democratici. Né ci saranno sovversioni nella penisola arabica, nel Qatar come nello Yemen. C’è, e sarà portata fondo, in Libia. Dove però i ribelli a Bengasi, venuti attraverso l’Egitto, non hanno molto di libico, qualcuno degli inviati nella capitale della Cirenaica, per quanto a digiuno di arabo, comincia a sospettarlo. E non sappiamo del Fezzan, che non moplti anni fa la Francia aveva tentato di sottrarre alla Libia partendo dal Ciad, naturalmente con una Consiglio Rivoluzionario o Fronte di Liberazione.
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