C’è un processo in cui un presidente di Tribunale tratta i Procuratori della Repubblica come gli avvocati, ed è finito male ancora prima di finire. E un processo di cui non si parla, non si può parlare, benché sia il più farlocco e anche il più corrotto (ha spostato qualche miliardo, tutto il business del calcio). È il processo napoletano alla Juventus. La presidente Teresa Casoria è stata per questo sfidata, a male parole, dalle altre due giudici a latere, che non vogliono storie, e in Csm dal valentissimo Procuratore Narducci, che ha imbastito il processo alla Juventus su alcuni articoli dei giornali milanesi, e sulle dichiarazioni vaghe, non circostanziate, cattivissime, di un arbitro incapace e per questo accantonato, un certo Nucini.
La presidente della nona sezione penale di Napoli, Teresa Casoria, non è giudice da poco. È “una toga cui i colleghi riconoscono «grande serietà», «alta professionalità» e «una preparazione tecnica da far invidia a molti»”, ha scritto il “Corriere della sera”. Ma per questo non era piaciuta subito al Procuratore Narducci, che aveva opposto ricusazione.
Ora contro il giudice Casoria Napoli accumula prove e accuse. La vuole processata dal Csm, e radiata. Con l’effetto che anche il processo alla Juventus andrà in prescrizione. Che è quanto viene rimproverato al giudice sotto accusa, che vada ripetendo: “Tanto, la giustizia qui va in prescrizione”. Ma meglio una prescrizione che un’assoluzione: un processo non potrà mai finire con un’assoluzione. Non era previsto che un giudice non avesse paura della Procura, dei giudici cioè che dispongono della polizia giudiziaria.
Ma questa è la fine, contro la giudice Casoria la Procura ha accumulato in due anni vessazioni e superchierie da togliere il respiro. Tra le altre, poiché per essa non sono stati trovati nemmeno concorsi esterni in associazione mafiosa, una stretta di mano o un caffè col prozio acquisito di un qualche camorrista, per quanto in pectore, si è condannata in anticipo la sua sentenza - prima di escogitare la rimozione e la prescrizione. Il Procuratore Narducci ha escogitato che la futura sentenza della giudice Casoria sarà da lei presa con una sentenza suicida. Come? La giudice sarà in minoranza rispetto alle due giudici a latere, che invece sono di fede adamantina, e anche democratiche. La presidente allora si rifarà stilando una redazione suicida della sentenza, tale cioè che debba essere cassata in appello. E quindi, preventivamente, il Procuratore chiede, e il Csm di un certo Vietti, il vice pretore di Rivarolo Canavese, concorda, che la giudice debba essere rimossa preventivamente. Sembra fantascienza, e invece è Napoli, l’antimafia di Napoli, la democrazia di Napoli.
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