Se n’è accorto presto anche il segretario generale Rasmussen, che la Nato non esiste, nei resoconti delle sue intemperanze che il “Financial Times” ieri ha riferito. Perché il fatto è noto da tempo. Solo in Italia persiste il simulacro della Nato come alleanza occidentale, per un’opinione pubblica che troppo a lungo è stata antiamericana, e adesso intende recuperare con manifestazioni esagerate di americanismo.
Il fatto era emerso in pieno nelle celebrazione dodici anni fa del cinquantenario. Ed è confermato dalla dottrina internazionalista: la Nato ha esaurito la sua funzione di alleanza militare con la fine della guerra fredda. Nell’ambito della quale era nata, benché concepita nel 1944, nel pieno della guerra al nazismo. È la proiezione della politica estera americana nella forma wilsoniana: del dominio attraverso la democrazia.
È stata rilanciata dopo il crollo dell’Urss come forza di polizia internazionale. Ma allora esplicitamente alle dipendenze degli Usa: per gli obiettivi cioè che di volta in volta gli Usa indicano, sia pure attraverso l’Onu, e non per fini istituzionali, previsti cioè dai patti di alleanza. Con una distimnta funzione antirussa e antislava inizialmente, che poi si è appannata. E sempre con una estensione deisuoi compiti, sia territoriale, sia funzionae, che nulla hanno della allenza militare contro le aggressioni esterne quale statutariamente ancora è. La Francia e la Germania che, a diverso titolo, si sotraggono, in realtà non si sottraggono ai vincoli dell’Alleanza – non alla lettera, ma certo al comando americano.
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