Il comunismo come religione del Novecento è un lapsus, essendo il Novecento il secolo più desacralizzato della storia. Furet, benché critico, sancisce il comunismo come religione del Novecento. E ne sa gli ingredienti, “Libertà e uguaglianza sono promesse illimitate” (p.23), la ricetta semplice che ne ha fatto la religione che più rapidamente e ampiamente s’è imposta(un paio di miliardi di adepti in pochi decenni). Perché con altrettanta rapidità questa religione sia svanita non dice però esplicitamente: per l’odio - l’odio costante, si dica pure odio della borghesia o della storia, è sempre odio di sé, scomodo.
Si può leggere in parallelo con “L’avvenire di un’illusione” di Freud: hanno in comune la follia apparentemente razionale, il comunismo e la sessualizzazione, dell’uomo e della storia.
François Furet, Il passato di un’illusione
Il comunismo non poteva durare per la semplice ragione che prometteva il paradiso in terra.
RispondiEliminaA leggere certi passi di Marx sul tempo libero pare di stare in Arcadia.
I preti,che studiano la natura umana da quando è nato l'uomo,sono più esperti e furbi.Sanno che la terra è e sarà sempre un pre-inferno se non l'inferno stesso,e il paradiso,molto più accortamente, lo mettono nell'altro mondo.
Al capitalismo, di paradisi o inferni non importa nulla,basta che si compri ai supermercati
Avete ragione entrambi.
Vero è che il novecento è il secolo più desacralizzato,ma che il comunismo sia stata una fede,una religione non ci piove.
Si è dissolta rapidamente perchè il paradiso terreno è facilmente verificabile in breve tempo.
Quanto a l'illusione freudiana,in gran parte l'aveva già intuita Nietzsche,smascherata ed illustrata molto meglio.
Che la religione sia l'espressione di un "complesso del padre",dio il padre,l'uomo il fanciullo,ne è solo l'immagie più banale.