Ci si interroga a ogni guerra sulla “guerra giusta”. Soprattutto da quando la nuova tipologia di guerra, la “guerra umanitaria”, è stata proposta e imposta dagli Stati uniti alla fine della guerra fredda negli anni 1980. Scomodando i filosofi, da S. Agostino a S.Tommaso, Hobbes, Bobbio e Walzer. Ma il vero filone nuovo di studi è quello che la guerra “umanitaria” vuole interpretare come terrorismo di stato. Che sia l’Onu a decretarla non cambia, poiché l’Organizzazione sempre più dopo la fine della guerra fredda è ritenuta un organismo americano, d’influenza politica e di manipolazione dell’opinione pubblica.
Questi i punti controversi su cui si vorrebbe basare la nuova categoria:
1. Si decide selettivamente. Le decisioni d’intervento a favore dei diritti di giustizia sono dettate dalla ragione politica. Non si sono applicate per esempio a Cuba, all’Iran, alla Cina.
2. Si decide unilateralmente, in assenza della controparte, senza nemmeno sentirne le ragioni.
3. Su base di considerazioni di realpolitik (equilibrio delle forze) e non umanitarie o di pace.
4. Si interviene non in casi di guerra ma negli affari interni di un paese.
5. Gli interventi si configurano come manifestazioni di forza, con armi e tattiche militari non confacenti ai dichiarati fini umanitari.
6. Ogni intervento è al comando degli Usa.
7. Le tattiche e le tecniche d’intervento sono esclusivamente belliche, e di guerre tecnologiche: che gli obiettivi siano solo militari non è giustificato da nessuna arte della guerra.
8. Si portano all’Onu interventi preventivamente preparati dagli Usa, sotto tutti gli aspetti, militare, politico e di intelligence.
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