Forse per i precedenti storici: le guerra alla Francia non hanno portato bene all’Italia. Sicuramente perché si sente circondato dall’imprevista alleanza laico-confessionale, Berlusconi diffida della “cacciata dei francesi” con cui le Fondazioni ex bancarie stanno diventando padrone. Di Mediobanca e di Generali, impensabile fino a ieri, nel mentre che si rafforzano in Unicredit e in Intesa. Con aumenti di capitale che lui sa non necessari, ma utili a indebolire gli altri soci.
Palazzo Chigi non marcia con le Fondazioni e i loro giornali unanimi. Berlusconi non ha la forza di opporsi. Tanto più in quanto non può privarsi di Tremonti, che invece fa sapere di essere consenziente a ogni mossa delle Fondazioni, sue nemiche dichiarate nel precedente governo. Ma tutto quanto lo porterebbe a uno scontro con la Francia è da lui, al suo modo obliquo, disinnescato. Ha voluto un contatto costante con la Francia sull’immigrazione tunisina. Non vuole un’estensione del decreto Parmalat alle assicurazioni (Fonsai) e all’energia (Edison).
Palazzo Chigi opera in silenzio perché Tremonti non è solo, il nazionalismo di rivalsa è anche il linguaggio della Lega. Ma Berlusconi è deciso a tenere duro, convinto che il passaggio di tutta la banca e di tutta l’assicurazione alle Fondazioni sia un’offensiva politica. Che lui chiama di restaurazione, ma che insomma è diretta contro di lui.
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