Nella battaglia del giudice Ingroia contro Berlusconi si schiera anche Brusca. Non con Berlusconi, come ci si spetterebbe da un essere abietto, ma col giudice. Dopo quindici anni di pentimento, Brusca si è ricordato che aveva conosciuto Berlusconi e aveva fatto affari con lui. Se ne è ricordato al telefono, informa “Repubblica”, la scorsa estate, sapendo di essere intercettato.
Ma è un Brusca politologo più che affaristico, quello che la scorsa estate parla al telefono, e anche massmediologo: “La guerra non è fra Berlusconi e questi della sinistra”, spiega al suo compare, un altro pentito: “La guerra è tra Berlusconi e De Benedetti con Repubblica e tutto il resto”.
Questo riferisce da Palermo “la Repubblica”. Che fa di Brusca “un fan di Berlusconi”, ma lo illustra con foto lusinghiere, dimagrendolo, ombreggiandolo, mentre è un rospo con gli occhi esorbitanti. E imbolsendo invece le guardie penitenziarie che lo circondano.
Brusca è anche un killer specialmente abietto, l’assassino di Falcone. Uccise tra i tanti il ragazzo Di Matteo, che sciolse personalmente nell’acido. Per punirne il padre, reo di collaborare con la giustizia. Di cui è diventato, come si vede, il confidente apprezzato. Benché abbia commesso vari altri reati nel corso del suo pentimento, e abbia sempre occultato i soldi del malaffare. Il problema del Sud è sempre più lo Stato, lo Stato della giustizia.
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