Si ripropone in economica questo strano romanzo – non nel senso dell’ordine, cioè, che si dà alle cose. Che nel 1925 si costruisce sull’aggressività femminile, verso i mariti, gli amanti e i padri, e tra madri e figlie. Appena temperata dal saldo egoismo che è il senso del tempo, o la devozione a un dio. All’ombra del Cammino, la superiore saggezza del Tao, ambientandosi la vicenda in colonia in Cina.
La storia Maugham vuole quella di Pia de’ Tolomei. Quella di Dante, non quella brutale della storia (come è stata raccontata allo stesso Maugham: il marito che punisce la moglie adultera esponendola alla malaria alla fine, la malaria rivelandosi inefficace, la fa buttare da una finestra). Una storia che la scrittura asciutta (molata sulla lettura di Ibsen, assicura Maugham, mentre a Firenze passava un’estate squattrinata, a modica pensione da una signora in via Laura) mantiene viva. Anche perché rilibera i generi dalla castrazione – ma a questo punto, è da dire, nello stesso filone che gli studi di genere si danno, di affermare e approfondire le specificità invece di appiattirle o negarle.
W. Somerset Maugham, Il velo dipinto, Adelphi, pp. 234 € 10
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