Dopo Lactalis Generali? E cioè Mediobanca. È ineluttabile che il fronte antifrancese si estenda dal latte al gigante assicurativo e al gruppo bancario. Non in virtù del decreto legge varato in fretta dal governo contro la scalata francese a Parmalat. E neppure, forse, per leghismo, o un malinteso nazionalismo, che è poi il passaggio dalla finanza internazionale aperta a quella confessionale chiusa. Ma con la stessa determinazione. Se non domani, al cda straordinario di Generali, la resa dei conti sarà di breve termine con Bolloré, il finanziere francese che per tanto tempo si è speso per l’autonomia di Mediobanca-Generali. I nuovi equilibri di potere, disegnati da Bazoli (Intesa) con Perissinotto (Generali) e Nagel (Mediobanca) attorno alle Fondazioni “bianche” o ex bancarie, muovono dalla cacciata dei francesi.
La cacciata non sarà però immediata né semplice. Il governo non gradisce. Si è fatto prendere in contropiede sul decreto anti-Lactalis, ma non si fida del fronte Bazoli. E questo vale anche per Tremonti, oltre che per Berlusconi. Né ha interesse a una cacciata in massa dei francesi. Che bene o male hanno investito in Italia. Si inariderebbe una delle poche fonti d’investimento estero in Italia ancora aperte, dopo il congelamento di quelle arabe. Le fuoriuscite da Generali di Del Vecchio, grande investitore internazionale, e della spagnola Santander hanno aggravato il senso di allarme.
Le partite aperte sono molte, e in alcune la parte italiana ha tutto da perdere dalla cacciata dei francesi anche sul piano pratico, aziendale. Le prime difficoltà si creerebbero nello stesso gruppo Generali, e in particolare per Perissinotto. Non è più sicuro che Sncf, le ferrovie francesi, vogliano mettere mano al loro 20 per cento di capitale impegnato nella Ntv, la società concorrente di Trenitalia che dovrebbe partire a fine anno. In questo caso Perissinotto avrebbe difficoltà a giustificare un impegno di Generali per il 15 per cento della stessa Ntv, qual è quello da lui sottoscritto, tanto più che Ntv fa capo a Della Valle.
Altri fronti sono la Edison, dove le prospettive si sono rabbuiate dacché Edf, il colosso francese dell’elettricità, si è messo in disparte, lasciando il gruppo alle guasconate di A2A, l’azienda elettrica milanese. La ristrutturazione è infinita nell’ex Bnl, e l’acquirente Bnp Paribas volentieri la dismetterebbe. Solo da Intesa il socio francese, il Crédit Agricole, sta uscendo senza polemiche, per fare spazio alle Fondazioni amiche di Bazoli. Ma non senza recriminazioni: i francesi si pentono della disponibilità data a Bazoli per creare il maggior gruppo bancario italiano, che ora ritengono “eccessiva, e non adeguatamente remunerata”.
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