La guerra è smarrimento. Il soldato sul campo non sa nulla, subisce la fatica e la paura, e più l’incertezza. Nei diari di Marc Bloch la vittoria della Marna ai primi di settembre del 1914 è solo sangue e morte. Il giorno dopo la vittoria è puzzo di cadaveri, corpi rattrappiti, arti sparsi nei campi. Lo storico dei “Re taumaturghi”, fondatore delle “Annales” si fece entrambe le grandi guerre, trovandosi come tutti i soldati spiazzato, e anzi disperso: la guerra passa sopra chi ci muore. Della prima tenne (a tratti) un diario – nella seconda fu fucilato dai tedeschi, essendo passato a capo di un fronte della Resistenza.
Ai ricordi di guerra M. Bloch fece seguire nel 1921 alcune considerazioni sulla creazione e la diffusione della “false notizie” in guerra, “Riflessioni di uno storico sulle false notizie della guerra”. Che s’innestavano sulle ricerche già avanzate sul valore della testimonianza oculare, e fonderanno gli studi della “mentalità collettiva”. Non c’è molto, oggi come allora “la psicologia della testimonianza” resta “scienza assai giovane”. Con la differenza che un secolo fa si facevano esperimenti di psicologia applicata sull’estensione e il valore della testimonianza, oculare, memoriale, de relato, oggi siamo tutti testimoni a carico, di una colpa non detta.
M. Bloch si limita a porre il problema: i particolari, e anche l’essenziale, possono sfuggire all’osservazione (abitudine) quotidiana. L’incertezza si accresce quando si passa dalla testimonianza individuale a quella collettiva. Quando non è inganno: la falsa notizia più spesso è fabbricata. Ma “l’errore si propaga, si amplia” se “trova nella società in cui si diffonde un terreno di cultura favorevole”. Se c’è a monte, e se non c’è si costruisce, un grumo di “pregiudizi… odi… paure… forti emozioni”. Fino alla pratica giornalistica, che M.Bloch registra senza scandalo, di scrivere il “pezzo” prima di arrivare sul fatto, per comodità. La guerra è falsa, e anche la pace.
Marc Bloch, La guerra e le false notizie
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