lunedì 4 aprile 2011

Mal di Quirinale, sette anni sono troppi

Il presidente della Repubblica ha lasciato perplessi perfino i suoi nelle sue ultime mosse politiche. Ha convocato al Quirinale, per assicurare un corretto svolgimento dei lavori parlamentari i capigruppo dei partiti invece che i presidenti delle Camere. In particolare non ha convocato il presidente della Camera dei Deputati, responsabile in più occasioni di osteggiare il governo, con procedure palesemente irregolari. Dopo avere sottovalutato l’immigrazione clandestina dalla Libia, sia nei numero che nella qualità della stessa. Che non è politica, ma solo contrabbando di clandestini, e forse anche un atto ostile del nuovo governo tunisino. E senza una parola di comprensione per Lampedusa, né alcuna iniziativa di persuasione sulle autorità locali nelle varie regioni che dovrebbero accogliere i clandestini provvisoriamente. Né, si può aggiungere, per le diecine di morti annegati a beneficio dei mercanti di carne umana.
Fuori del Quirinale, tutto ciò sembra ancora più strano in un presidente che è stato titolare dell’Interno, dove ha affrontato con decisione l’immigrazione forzosa dall’Albania. La Lega continua a difendere Napolitano, perché lo ritiene convintamente federalista. Ma ora con qualche dubbio. Anche la Lega teme, come il partito di Berlusconi, che Napolitano voglia accelerare la fine della legislatura, dopo averla difesa. Per un motivo che i due partiti non sanno. Che opinano possa essere legato alla riforma della giustizia. Oppure alla permanenza al Quirinale, giudicata troppo lunga.
È questo un motivo ricorrente di perplessità sulla presidenza della Repubblica: sette anni di mandato sarebbero troppi. Per persone in là con l’età. Per un incarico che non è onorifico o notarile ma politico, e anzi in questi ultimi 20-25 anni di supplenza al Parlamento e al governo. Solo Ciampi, e non del tutto, ha concluso il suo mandato indenne dalle critiche, che invece hanno accompagnato Cossiga e Scalfaro.

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