“Perché gli insegnanti tornano a fare paura”, scrivono su “Repubblica” in prima pagina temibili Bartezzaghi e Mariapia Velodiano. Lapsus?
Mariapia, che è insegnante, vuole fare paura? A Bartezzaghi? Dice anche che la scuola si sta rinnovando con i genitori.
Si stava rinnovando, prima che la perfida Gelmini non lo impedisse.
Berlusconi è fotografato magro, perfino elegante, su “Repubblica”, “davanti alla villa di Arcore”, dice la didascalia, “dove si sarebbero svolte le feste al centro dell’inchiesta della Procura di Milano”. Dopo quattro mesi, e un migliaio di pagine, di orge, si tratta di “feste”, per di più ipotetiche?
Sono pieni di cimici gli uffici della presidente della Regione Lazio Polverini. Come gli uffici di Berlusconi, periodicamente, del suo partito, e di ministri sparsi. Ma non si fanno indagini. Perché sono state messe da qualche Procura, o dagli ufficiali che fanno carriera proponendo intercettazioni già sbobinate. Questo lo sanno tutti, ma nessuno lo scrive.
Nel rifacimento della “Donna della domenica” su Rai Uno, gli sceneggiatori, tra essi Scarpelli e De Cataldo, fanno andare un po’ tutti a puttane. Tutte procaci, e in qualche modo attraenti. Come nello sceneggiato di Milano. La Procura di Milano e la corte berlusconiana l’hanno visto in anteprima?
Formigoni si dà coraggio e dopo vent’anni, domenica 10, attacca sul “Corriere della sera” un Procuratore di Milano, il dottor Clerici, dicendolo ignorante: “Non conosce la grammatica della lingua italiana e l’esistenza del periodo ipotetico”. Milano non ha più bisogno dei suoi giudici? Sarà una battaglia ferocissima, la Procura di Milano ha nell’arsenale mezza Italia.
Formigoni è doppiamente coraggioso, perché il dottor Clerici non è nome napoletano, come invece sono tanti Procuratori della Procura di Milano.
Nello stesso giorno “Il Sole 24 Ore” depreca la lentezza della giustizia penale (“Processo ingolfato, quanto costa al Paese”), che pone fra le cause del ristagno dell’economia. Ci sono state tre riforme in dodici anni, dice, e nessuna accelerazione. Più “nove tentate «riforme»” negli ultimi tre anni: “La logica della depenalizzazione non trova seguito come all’estero”. Ma i giudici non c’entrano, il sindacato di categoria Anm e quello istituzionale Csm: i giudici italiano sono i più “produttivi” d’Europa, anzi del mondo. Il problema, secondo il giornale della Marcegaglia, è che l’Italia è al livello della Guinea.
La scoperta dell’Africa evidentemente dev’essere rifatta, a Milano come in Germania, in Austria e in Olanda. Ma perché insolentire la Guinea? È poverissima ma dignitosa, non ha nemmeno il Csm.
Ora il verbo è alla “italianità”, non più alla “contendibilità”. La contendibilità è durata una dozzina d’anni, il tempo di smobilitare le banche, le finanziarie e le industrie di Stato. Mercato? Ideologia del mercato? C’è solo furbizia, con la corruzione di cui il palazzo di Giustizia così temibile garantisce l’impunità. Opinione pubblica? Informazione? Giornalismo investigativo? Sono i giornalisti e i giornali che se ne ammantano che garantiscono la corruzione.
L’italianità è l’ombrello per il passaggio dei poteri alle Fondazioni ex bancarie, ben potenti come si vede, sempre presidiate come si sa dagli amici – quelli del “ci sono e non ci sono”, “qui lo dico e qui lo nego”, e degli affarucci, l’unica “classe” immutabile del ventennio.
Geronzi ha salvato mezza Milano – oltre che mezza stampa italiana, direttamente e attraverso la concessionaria di pubblicità Mmp, e l’ex Pci (nel 1996 il fido fu elevato alla cifra record di 503 miliardi). Ha salvato “La Repubblica”, allora Mondadori, nel 1980. Berlusconi nel 1994. La Rizzoli-Corriere della sera nel 1996, direttamente e tramite F.G.Caltagirone. Unicredit – peraltro insalvabile – nel 2006. Ora che non ne hanno più bisogno l’hanno rimandato a casa, con giubilo.
Per dare addosso a Geronzi Massimo Giannini lo chiama don Abbondio, e gli mette in bocca il “troncare, sopire” che Manzoni invece fa pronunziare al Conte Zio. Anche dire Geronzi don Abbondio è sbagliato: che lo criticheremmo a fare? L’editorialista di “Repubblica” voleva solo caricare Geronzi di tutto il peggio, si faceva a Roma a ogni morte di papa.
Ma nessuno dei capi redattori e titolisti di “Repubblica” sa che don Abbondio non è il Conte Zio?
Sarkozy ha portato l’Europa e l’Onu in guerra per difendere la democrazia in Nord Africa – la democrazia in Nord Africa? Poi, quando i tunisini si presentano alla frontiera a Mentone, li ributta in Italia. Perché Sarkozy non ci fa la guerra per riportarci alla democrazia?
Pietro Ichino e Nicola Rossi lanciano il manifesto per il merito nel lavoro con Montezemolo. Passi per gli economisti del partito Democratico, ma che Montezemolo parli di merito e di lavoro sembra una barzelletta.
giovedì 14 aprile 2011
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