lunedì 11 aprile 2011

Precariato e bassi salari, miscela letale

Troppi precari, troppi non occupati, e salari in contrazione. È la distruzione di un’economia. Elementare, non ci vogliono studi per capirlo. Solo l’Europa non lo sa, e l’Italia. Tempo ancora una generazione e la ricchezza dell’Italia, se non dell’Europa, sarà finita: ora si sta consumando il capitale – il risparmio. Ma si fa come se non.
È anche l’economia dell’incertezza, che come si sa è il peggior fattore eversivo di un’economia. Effetto della crisi del 2008, ma in Italia tendenza anche di lunga durata. Si fa finta tuttavia che l’incertezza non ci sia. Il futuro, certo, è incerto. Come escludere che l’India scompaia in uno tsunami? O la Cina si dissolva col partito Comunista, non è già successo all’Urss? E lo stellone d’Italia? Se non che questa volta sembra troppo anche per lo stellone.
Da quasi vent’anni, dal fatidico 1992, il reddito non cresce. Non crolla, ma non cresce. Se il tenore di vita non è caduto in conseguenza ciò si deve al risparmio pregresso, che sempre più si va assottigliando – le statistiche sul risparmio sono semplici e sono chiare. Il perché e il come sono anch’essi chiari. L’Italia ha perso quindici anni fa due milioni di posti di lavoro. Che non ha ricostituito in nessun modo. Ha quindi ristretto la domanda di lavoro e di reddito di altrettanto. Questo vuol dire che ci sono due milioni di persone, forse tre milioni facendo la sommatoria delle persone a carico e dei decessi intervenuti nel frattempo, che vivono a spese dell’Inps, del Tesoro e della famiglia, improduttive e di bassi consumi. E un terzo della forza lavoro in questo quindicennio, quindi sui sei-sette milioni di lavoratori, ha trasformato in precari: a tempo, a bassa retribuzione, con coperture previdenziali minime.
È una mutazione mondiale, imposta dal mercato unificato dalla caduta del Muro. Ma a fronte di questa mutazione non c’è stata e non c’è alcuna reazione, l’Italia è da quasi vent’anni assorbita e immiserita dal meretricio e le scalmane degli angiporti delle Procure. Il miglior ministro della Repubblica è un contabile, che al meglio sa spostare le poste di bilancio, da un settore all’altro, magari togliendo un milione ai musei per dare qualche blindato in più ai militari a Herat, e da dicembre a gennaio. Nessuno si pone il problema, lasciamo andare risolverlo, o proporre di risolverlo.
In Italia la mutazione è stata aggravata dall’avventato varo dell’euro. Che per una malintesa questione di orgoglio è stato accettato a due volte il suo valore. Il che ha costretto e costringe l’Italia a una perpetua cura dimagrante, che anch’essa non può non essere letale. Ma di questo problema, nonché affrontarlo, non si può neppure parlare. L’epoca è del resto all’eutanasia, potersi dare la morte da sé. Soprattutto dopo una certa età, che l’Europa ritiene di avere per saggezza superato.

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