Marco Pivato rievoca nel libro “Il miracolo scippato”, edito da Donzelli, le vicende che negli anni Sessanta bloccarono alcuni settori produttivi nei quali l’Italia aveva posizioni avanzate, informatica, biomedicina e nucleare, e bloccarono per dieci anni l’Eni. Ma non dice l’essenziale: che l’Eni, l’Istituto superiore di sanità e il Cnen (nucleare) furono bloccati con processi politici. Istigati, non di nascosto, dagli industriali privati, petrolieri e farmaceutici, dalla Edison, che la nazionalizzazione dell’elettricità aveva arricchito straordinariamente.
I giudici fecero arrestare il fondatore dell’Istituto di sanità, Domenico Marotta, e il general manager del Cnen Felice Ippolito. Quest’ultimo lo condannarono a undici anni, ma con un processo che costrinse il presidente Saragat, tra l’altro il più esplicito nemico di Ippolito (secondo Saragat le centrali nucleari producevano segatura…), a graziarlo. Marotta, arrestato a 78 anni, fu prosciolto a 84. Mattei più di un giudice solerte cercò in vario modo di arrestarlo, ma il presidente dell’Eni gli morì prima.
L’informatica la volle chiusa Cuccia, anch’essa nel biennio infausto 1962-1964. Olivetti e la Sapienza d Roma avevano tutto per entrare primi nel mercato dell’informatica diffusa, o personal computer. L’azienda mettendo a frutto la sua leadership mondiale nelle macchine per ufficio, l’università la sua riuscita miniaturizzazione dei cervelloni. Ma il banchiere disse che quella roba non aveva futuro – e non era pagato dall’Ibm, almeno questo, che sul personal diventerà il gigante del settore per un trentennio.
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