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Adulterio – È irragionevole che i matrimoni si rompano prevalentemente a causa dell’adulterio. L’adulterio è una relazione sessuale. E origina nell’inappetenza sessuale dell’altro coniuge. Il coniuge che non ama il sesso non avrebbe nulla da rimproverare all’adultero. Dovrebbe anzi essergli riconoscente di sgravarsi altrove, e poi di tornare comunque a casa. Una persona frigida dovrebbe avere piacere di poter evitare i gravosi “doveri coniugali”. Lo stesso se si fosse in presenza di volagerie compulsiva: se entrambi i coniugi amano il sesso, essa è aperta a tutt’e due, altrimenti si torna al primo caso.
Perché dunque l’adulterio è causa di tante rotture, di malinconie, tragedie e perfino delitti? Perché vi si è costruito sopra un tabù. Non sul danno psicologico, che non ha ragione di essere, ma attorno all’unità della famiglia, elevata a sacramento. Oppure per un senso dominante del possesso, per cui si vuole poter respingere l’altro e contemporaneamente tenerlo sotto controllo.
Entrambe le cose non hanno nulla da spartire con l’amore: sia il sesso, con l’uno o con l’altro, sia il tabù che vi si è costruito attorno.
Etnia – La specificità porta all’inferno. L’etnografia arricchisce, come la tradizione e la conservazione (restauro), ma alla fine imbuca in un vicolo senza uscita – il nazismo si condannava da sé. L’animo ha bisogno di vie d’uscita: varchi sentieri, prati, appigli, contatti, divagazioni.
Infinito– Se il mondo è infinito la vita è ghirigoro. Se il mondo è finito, allora Dio e la scienza hanno senso.
Se non c’è limite valgono le discipline indiane alla Borges: muoriamo ma non muoriamo perché tanto ci reincarniamo in altra specie (in realtà non siamo mai nati), con un po’ di tecnica raffinata del gusto e del piacere, e un po’ di pazienza, o compiacimento, e maniera. Una scenetta tra persone beneducate in salotto,. È solo nell’altra ipotesi che sorgono le passioni, prima fra esse la conoscenza, o desiderio d’infinito.
Cmabiano in queta ipotesi alcune cosette, ma fondamentali-...:
1. L’infinito è il vaso del materialismo. Della materia inspiegabile, quindi inerte.
2. 1 bis. Eh sì: se non siamo mai nati, bisogna rivedere l’ideologia della mamma.
3. 2. La scienza non è materialistica – lo è la tecnica.
4. 3 Scienza e fede vanno insieme, come si fa a dividerle? È per la diatriba ottocentesca tra positivismo e catechismo – il positivismo della fede – o si va più indietro? Al tempo di Galileo non c’era contarsto.
Lingua – Dovrebbe essere strumento di crescita e sviluppo, è nata per questo, ma è diventata strumento di censura. Molto più espressivi sono sempre stati, e sono, i dialetti in Italia, e le koiné (argot, slang, lingua furbesca, etc.), di Parigi, Londra, New York, San Francisco. L’invenzione linguistica in lingua suona d’altra parte falsa: i “brerismi” dei cronisti sportivi, o la tecnica bancaria dei giornalisti economici.
La lingua, strumento comune (medio) di comunicazione si arricchisce per semplificazione, non per ridondanze. Semplificazione delle strutture, quindi arricchimento dei modi espressivi – diventano più significanti e meno artificiosi. Su una struttura semplificata diventano significanti anche le forme elaborate: consecutio, inversioni, understatement….
Sola salva la poesia. La filosofia di Dante è rabberciata e noiosa, senza la lingua. Le storie di omero, che di più insulso? O quelle di Shakespeare? Dentro c’è il miracolo di scritture che stanno in piedi perfino senza storia: Savinio, Borges e Stendhal, l’incredibile Cinquecento italiano, quello serio e quello faceto, l’ellenismo.
La sua perdita di significato, fino all’insignificanza, per esempio in Italia da qualche tempo (prima tutti “fascisti”, poi tutti “ladri”, ora tutti “mafiosi”, è il segno di una polverizzazione del potere. Di una democrazia che si potrebbe ben dire “all’italiana”, nella quale detriti hanno speciali diritti di galleggiamento (di protezione e perfino di sopraffazione). Ma come forma di potere e non di dissoluzione del potere.
La lingua va certamente legata al potere, secondo l’intuizione di Lévi-Strauss (“Primitivi e civilizzati”, et. al.). Ma in Italia il legame si può vedere nell’altro senso, del potere che provoca e gestisce l’insignificanza del linguaggio – secondo la geniale tecnica democristiana, di Moro e Andreotti per una volta concordi, del “governo attraverso la crisi”, a mezzo della crisi (verifica, formula, rinvio, aggiornamento). L’entropia della lingua non è l’entropia del potere ma un suo effetto. È un altro linguaggio, quello dell’insignificanza.
Masochismo – Individualmente è purificatore: sacrifica a una colpa originaria (oggettivata). Ma nella storia resta sempre marginale, come devianza o errore. La storia non ha pscologia? O una ragione c’è? non giustificazioni sta, non relativista.
Matrimonio – Per la chiesa è solo un fatto corporeo: consanguineità, impotenza (coëundi, procreandi), frigidità, mancanza di prole, adulterio (coito, non corrispondenza amorosa, meglio se in “flagranza di reato”). È un sacramento – l’unico per la verità – in cui la volontà non conta, solo la cosa fatta, anzi la cosa fatta dagli organi genitali.
Montesquieu – I rapporti, le analisi, le descrizioni mantengono estrema vivacità. Per una capacità di osservazione sempre rinnovata, grazie alla scrittura. Ma la base filosofica è all’opposto dumb. Si dicano pure le leggi rapporti necessari. Ma come derivano dalla natura delle cose? Le leggi si oppongono alla natura. È l’evidenza l’ordine naturale animale è carnivoro e perfino cannibalesco. L’istinto porta alla violenza. I fenomeni naturali – acqua, elettricità, terremoti – sono distruttivi. E non è una contraddizione che Dio stesso, nel suo essere, sia sottoposto alle leggi?
L’ha tradito la scrittura – Montesquieu, naturalmente.
Morte – La condanna a morte che la chiesa infliggeva era una bestemmia una sfida a Dio.
Natura – Straordinaria tenaglia, finché vige il principio che “nulla si crea e nulla si distrugge”.
Numero – È astrazione. Ma viene in uso, nella magia, l’esoterismo, la numerologia, come conforto, sotto forma di dottrina, destino, simbolo – una stampella psichica. È cioè umanizzato.
Ogni astrazione è frutto di logica. Estrapolazione del reale. Ma la si effettua e la si usa per conoscere. O farsene un appoggio - l’astrazione è un pizzico prolungato sulla pelle del reale, come le carezze erotizzanti fra gli amanti.
È il mondo della finzione per eccellenza. È come tale che ha valore conoscitivo: per abbandonare il reale (la natura, il mondo) in direzione dell’inconoscibile, cioè del vago e dell’indistinto. Questa è la via delle scienze umane, della letterature e delle scienze politiche. Più si conosce quanto meno ci si attiene a formule o leggi, statistiche, logiche, seriali. È anche la via delle scienze fisiche, l’indeterminatezza, l’incostanza?
L’immaginario dei grandi numeri (tot mila miliardi di anni luce, sei milioni di froci e lesbiche – Aldo Busi – su una popolazione di sessanta milioni, tre milioni di obesi, o trenta, un milione di orfani, un milione di candidati politici… - è oppressivo. È catastrofico. Dovrebbe consentire di partecipare e invece esclude.
Paradiso – È immateriale. Quindi non è umano: non è conoscibile (comparabile). O, se i sentimenti vi sono possibili, come vi si può essere felici sapendo che propri amati o amici stanno all’inferno e soffrono? Ma è tutta l’eternità un teorema irresolubile.
zeulig@antiit.eu
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