mercoledì 13 aprile 2011

Si ruba impunemente, essendo ricchi

Si rieditano alcune storie nello stile dello storico “extra vagante”: documentate e lievi, e sempre utili perché legge la storia al meglio, fuori dai clichés. Le prime due sono di ordinaria follia finanziaria, nel Trecento e nel Seicento, impunite anche allora – pagarono, col rogo, solo un paio di esecutori. Due casi di monetazione falsa. Uno della famiglia fiorentina dei Bardi, dopo che la Compagnia, l’ultima di un secolo di forte espansione e successi, era fallita nel 1346 perché il re d’Inghilterra si rifiutò di pagare i debiti - la banca per la quale lavorò Boccaccio dal 1325 al 1540 a Napoli, nella succursale locale. E uno di Genova, messo in atto attraverso le diecine di zecche private nel territorio della Repubblica, a danno dei Turchi. Lo scandalo emerse quando i mercanti inglesi, creditori dei Turchi, furono pagati con moneta a basso conio. La terza storia è sull’opera dei Savary, Jacques padre e Jacques figlio, di accreditamento e nobilitazione del commercio in Francia a fine Seicento, con gustosi giudizi sui caratteri “nazionali” del commercio. Cosmopolita di formazione e di carriera, lo storico pavese dell’economia fa grande caso anche qui delle differenze nazionali.
Calo M.Cipolla, Tre storie extra vaganti, Il Mulino, pp. 91, € 9,50

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