Dove ha messo i voti che aveva in tasca, a Milano e a Napoli? Diavolo d’un Berlusconi, magari li ha nascosti per un secondo turno…. Sono perplessi i commenti politici, anche dei nemici di Berlusconi. Perché ha preso più voti (il suo schieramento, Lega compresa) di quanti ne aveva, malgrado la delusione delle due grandi città. E ha semmai allargato il voto del populismo antipolitico, di De Magistris e Beppe Grillo, invece di combatterlo. Portando l’alternativa in un impasse. E allontanando quindi le politiche invece di avvicinarle, come qualcuno subdolamente arguisce per conto del centro-sinistra.
Il ballottaggio fra dieci giorni scioglierà i dubbi. Ma intanto alcuni fatti sono emersi. Uno è il disorientamento del voto alternativo, che si ricompatta su candidati anch’essi alternativi, Pisapia oggi come già Vendola, o altrimenti si butta sulla protesta – il che in realtà è un orientamento. Due riguardano il centro-destra. Uno è la divaricazione crescente, o rinnovata, tra Bossi e Berlusconi: la Lega che vuole scalzare al Nord il partito di Berlusconi, e quindi non va a votare alle comunali oppure non vota la Moratti. L’altra è la tenuta del partito di Berlusconi, malgrado tutto, e il calo di un terzo dei voti della Lega, malgrado l’incremento di Bologna. Non è ancora il cambio di vento del Nord ipotizzato da Fassino, ma qualche segnale c’è. Non ha votato il Veneto, ma in Lombardia Bossi ha perso. Mentre Torino, che s’era arrischiata a dare anch’essa fiducia, con tutto il Piemonte, al candidato leghista un anno, ha virato rapidamente.
C’è poi il fatto che Napoli è imprevedibile, oltre che ingovernabile. Ma non è nuovo. Semmai, il fatto nuovo è che non sembra interessare nessuno.
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