Non è finito l’effetto perverso dei mutui sub-prime, è già in atto una minaccia ancora più grande con gli swaps, il mercato i controllato dei credit defaults, dei crediti incagliati. Una settimana di “primi piani” del “Sole 24 Ore”, culminate domenica di due paginone, tracciano un quadro agghiacciante – tanto più per venire dietro la prima pagina, sempre piena delle irrilevanti diatribe italiane.
“Il Sole” definisce “cinica” la Germania di Angela Merkel. Che un anno fa fece finta, argomenta, di voler salvare il debito greco per “salvare l’euro”, e ora invece parla “sempre più disinvoltamente di ristrutturazione del debito greco”. Un argomento che i “primi piani” dello stesso giornale ribaltano, delineando una nuova bolla, ben più pericolosa dei mutui senza garanzie: per l’ampiezza, e perché tocca in larga misura direttamente i conti pubblici. Un mercato di cui non si sa nulla (“l’asimmetria informativa è in tutta Europa”, si consola caratteristicamente il pur coraggioso giornale). Che in Italia presenta già un conto da 52 miliardi - “è la perdita potenziale di enti territoriali, imprese, società finanziarie e piccole banche”.
Il presidente dell’Antitrust Catricalà conferma: i credit default swaps, il mercato dei crediti incagliati, sono “strumenti snaturati”. Erano polizze, sono ora un volano della speculazione: “I credit default swap, nati per temperare l rischio di determinati investimenti mobiliari, hanno assunto una valenza autonoma e vengono venduti in modo autonomo: la funzione originaria l’hanno persa e potrebbero costituire il volano per manovre speculative”. Al di fuori di ogni sorveglianza, dice Catricalà, che semplicemente non c’è. un rischio accresciuto dal fatto che gli Etf, i fondi che replicano gli indici e quindi dovrebbero dare garanzie totali ai risparmiatori, hanno preso a “investire” essi stessi in Cds. Non è tutto, ammonisce il presidente dell’Antitrust: “nuovi subprime”, finanziamenti senza garanzie, “hanno alla base i crediti delle carte di credito e i crediti al consumo”. Insomma, un’altra valanga si sta addensando.
Le inchieste del “Sole” ne hanno dato i numeri. A poco più di due anni dal fallimento di Lehmann, banche e fondi americani investono massicciamente in strumenti speculativi: mille miliardi di dollari in Etf. Sedici volte tanto è il valore dello shadow banking, l’intermediazione finanziaria “tra il sistema bancario ufficiale e un mondo sotterraneo di veicoli societari, impacchettatori di titoli strutturati e fondi speculativi sottratti a qualsiasi controllo”. Ma saldamente in mano a pochi operatori: cinque banche Usa gestiscono il 96 per cento del mercato dei derivati (JP Morgan, Citibank, Goldman Sachs, BoFa, Wells). Da capogiro le cifre messe insieme da Isabella Bufacchi e Fabio Pavesi: quello degli swap è un mercato da 360 mila miliardi di euro, fuori di ogni controllo. I crediti a rischio di questi contratti sono valutati in 2.430 miliardi di euro, “tre volte il debito di Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda”.
“Il Sole” dice la ristrutturazione, o consolidamento, “un eufemismo per la stessa cancellazione parziale dei debiti che un anno fa, a detta dei sostenitori del salvataggio, avrebbe condotto al naufragio della moneta unica”. Lo dice naturalmente, verrebbe voglia di aggiungere, essendo anche il giornale degli imprenditori un giornale di finanza, ma terroristicamente, e con buona dose di disinvoltura. In alternativa c’è solo da rifinanziare il debito greco, cioè da ricomprarselo. E dopo quello greco magari quello irlandese, portoghese eccetera. E cioè da trasformare il debito dei paesi membri in debito europeo. E perché non comprarsi anche lo stratosferico debito italiano…
La ristrutturazione, o consolidamento, è il fallimento parziale dell’euro, è vero. Che però è inevitabile, e sarebbe improcrastinabile. Opera infatti come un tumore: se non rimosso o curato invade ogni angolo sano. L’euro è nato male, ha prodotto quasi vent’anni ormai di danni, e va corretto o rifondato. I motivi sono tanti, esposti in questo sito il 2 marzo 2009 (“Consolidare il debito” http://www.antiit.com/2009/03/consolidare-il-debito.html). La più importante è la più visibile: al coperto dell’euro l’Europa ristagna, anche dove sembra che l’economia sia in crescita. Non vive. Non crea investimenti, non crea lavoro, non crea ricchezza e sopravvive mangiandosi le rendite accumulate. E la ragione è che l’euro è nato male: troppo forte per economie troppo deboli, sopraffatte dai debiti. O può darsi che le economie europee siano forti, storicamente sono state fortissime, dominanti, che siano ancora dei grandi squadroni: devono allora ripartire, per restare al gergo del calcio, come fanno le squadre anche più titolate quando hanno subito un attacco pericoloso, organizzare una "ripartenza".
Demandato ai banchieri centrali, che capiscono poco di moneta se non come cassaforte, l’euro è nato pesantissimo, due volte il suo valore reale, su una base fragile, di debiti ingovernabili. Troppo grandi rispetto alla casa, quello italiano e quello greco. O alla capacità produttiva (di servizio del debito) nazionale, è il caso del Portogallo, e anche del Benelux. O rapportati favorevolmente, cioè fraudolentemente, a economie drogate, quella spagnola e quella irlandese.
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