Il professor Bruno Bongiovanni lo insegna all’università di Torino e lo scrive nel numero della rivista “L’Indice” in edicola. A commento del libro di Emilio Gentile, che veramente non lo dice (e anzi ha di totalitarismo ha scritto molto), e di un altro paio di pubblicazioni. “È una parola ironica inventata nel 1923 da Giovanni Amendola”, esordisce, riprendendo un suo saggio di un anno fa sulla rivista “Passato e presente”. Una cosa da ridere. Subito adottata, per comodità, da Gobetti, Monti, Sturzo, Basso, dall’opposizione democratica. Ma “poi, nel 1925, tra la sorpresa generale, da Mussolini”.
Le sorprese non sono finite: “L’Urss, conferma chiacchieratissima del «totalitarismo»-parola, è la Caporetto incontestabile del «totalitarismo»-cosa”. La cosa non è nuova, Bongiovanni ne scriveva una diecina di anni fa sall’“Unità”. Ma è faticosa perché il professore mette sempre il “totalitarismo” tra virgolette.
Visto da destra? Visto da sinistra? Visto da qui, ma si potrebbe dire da lì: non c’è il totalitarismo sovietico, e quindi nemmeno quello fascista, o nazista. Se non fosse un sacrilegio, si potrebbe dire Bongiovanni negazionista.
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