Il papa inadeguato
L’inadeguatezza opposta
all’apoteosi, e alla fede: un colpo di genio. Anche semplice, volendo: non sum dignus è ritornello di chiesa, ma bisogna saperlo
dire. E la resa è altrettanto felice: robusta, il film si vede come si legge un
romanzone ottocentesco, tra Flaubert e Dostoevskij si direbbe. Per la sicurezza
(solidità, classicità) della mano, da dominus
della narrazione, tanto più quanto essa è impervia. E per le verità unpalatable, indigeste, indigeribili,
che Moretti rappresenta – sa rappresentare. Nei toni della commedia all’italiana
(agra), di cui è non da ora il depositario, quasi l’incarnazione. Ma su uno
snodo robusto, non il solito aneddoto di corna o di sfigati.
L’inadeguatezza è nozione
analitica alla moda (abusata), ma è reale, e insidiosa – è vera, c’è,
pesa. In un papa, l’unto del Signore? Perché no, dei sensi di colpa si può
essere anche vittime. Né disturba un sospetto di autoreferenzialità: rappresentata
da Michel Piccoli, sempre nella giista misura, anche quando finisce a teatro
con Cechov, la vita che a lui piacerebbe, sembra solo ovvia.
Nanni Moretti, Habemus Papam
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